Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Classico del genere noir, è questo il quarto film di Wilder come regista (anche sceneggiatore, insieme al giallista di fama Raymond Chandler, dal romanzo di James M. Cain), compreso il primo lungometraggio francese, nato quasi per caso, Amore che redime (che è a tutti gli effetti, però, il primo noir del regista). La cruda, impassibile espressione di MacMurray e l'aria frivola, svampita - che nasconde in realtà una persona cinica e determinata - della Stanwyck diventeranno veri e propri canoni del genere; questa pellicola si ricorda inoltre per il suo procedere come un lungo flashback dettato dalla sequenza iniziale in cui il protagonista si trova al termine della storia e comincia a raccontarla dall'inizio (espediente che Wilder perfezionerà magistralmente nel Viale del tramonto, 1950). La fiamma del peccato - titolo originale molto più banale: Double indemnity, doppia indennità (quella che percepisce la vedova in caso di morte del marito per calamità o particolari incidenti) - è inoltre un film dalle atmosfere perennemente cupe, che fa entrare lo spettatore nello stato d'animo dell'assassino sin dal primo minuto, quando vediamo Walter, il protagonista, aggirarsi trafelato e sudato nottetempo nell'ufficio; la storia prosegue poi con un ritmo sempre più incalzante, ansiogeno, fra interni (l'ufficio, la casa di Phillis, il treno) ed esterni notturni. Finale con astuto doppio gioco e risoluzione a sorpresa, che assicura i colpevoli alla giustizia (o ancor peggio al cimitero) e vede trionfare i buoni (il collega Keyes) grazie anche all'arma infallibile del senso di colpa. Woody Allen lo considera uno dei suoi film favoriti, tanto da citarlo apertamente in Misterioso omicidio a Manhattan (1993). 8/10.
Lei è sposata, ma insoddisfatta; trova un amante nell'uomo delle assicurazioni. Da lì ad assicurare la vita del marito per poi eliminarlo, è un passo solo. Ma...
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