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La sconfitta di Satana

Regia di John Farrow vedi scheda film

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La recensione su La sconfitta di Satana

di Baliverna
8 stelle

E' una specie di noir con sfumature soprannaturali. I temi dell'ambizione, dei mezzi disonesti, dell'amante, dei ricatti, sono tipici del noir; un'eccezione, invece, è rappresentata dal personaggio di Beal-Satana, che permette anche una lettura particolare, a sfondo morale-biblico, di tutta la vicenda.
La sceneggiatura mette bene a fuoco i dilemmi morali e le scelte del protagonista, mostrandone lo stato d'animo, come pure i pensieri che determinano i compromessi col male sempre maggiori ai quali scende. La sua storia è simile a quella di molti altri politici, ed un paradigma sempre valido in altri campi, comunque innervati dall'ambizione personale di chi li percorre. Alla base di tutto l'impianto tematico c'è questo interrogativo che ha arrovellato molti moralisti e filosofi: è giusto compiere il male per ottenere un bene? Il protagonista del film opta per il sì, e le sue motivazioni sembrano noibli: ripulire la città dai criminali, in particolare uno. Eppure, al posto di ottnere un bene per sé e per la comunità, accettato il fatidico compromesso, l'uomo scivola inarrestabile giù per una declivio lastricato di azioni via via più deprecabili. Astutamente, Mr Beal, che è in realtà Satana, lo attira sempre più in basso e lo lega a sé con ogni stratagemma. Il male chiama sempre altro male, e il bene ambito - via via messo in ombra però dall'ambizione personale - sfuma all'orizzonte come un miraggio.
La simbologia di Mr Beal è evidente, perché è un personaggio a mala pena materiale, che compare e scompare misteriosamente, e che sa decisamente troppe cose per una mente umana. Il suo continuo attirare al male, apparentemente in cambio di niente, non lascia però dubbi.
Il Maledetto è interpretato da un ottimo Ray Milland, notoriamente a suo agio in ruoli negativi, con personaggi malvagi e perfidi. I suoi sguardi obliqui di cui costella il film lasciano il segno. Subito dopo di lui notiamo un tormentato Thomas Mitchell nel ruolo del politcio.
La regia di John Farrow è tipicamente noir, sia per l'uso delle luci e delle ombre che per il senso di minaccia che fa incombere sulla vicenda. Da segnalare anche l'efficace posizionamente della macchina da presa a mezza altezza, che inquadra quindi gli attori un po' dal basso verso l'altro.
E' un solido noir poco noto anni '40, da vedere, e da far vedere ai nostri politici. Qualche leggero didascalismo si può perdonare.

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