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Nickel Boys

Regia di RaMell Ross vedi scheda film

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La recensione su Nickel Boys

di pazuzu
7 stelle

Nel passare da una soggettiva all'altra, il regista riproduce un intimo rispecchiamento tra opposti che si attraggono, e cala l'amicizia sincera tra due vittime nel contesto paradossale di un mondo nel quale l'umanità inizia a circumnavigare la luna ma non si toglie il vizio di disumanizzare sé stessa.

 

 

ALICE NELLA CITTÀ 2024 - FILM DI APERTURA

Nel 1962, nel profondo sud statunitense delle leggi Jim Crow, Elwood Curtis è uno studente modello che, incoraggiato dal prof del liceo, nero come lui e come lui attento alle emergenti lotte per i diritti civili, ambisce ad entrare al Melvin Griggs, un college costoso al quale può avere accesso gratuitamente in virtù dei suoi voti alti. Nel percorso che lo conduce a visitare l'istituto per la prima volta, però, un passaggio in autostop dalla persona sbagliata gli cambia la vita: arrestato insieme al guidatore perché a bordo della Chevrolet Impala celeste che questi ha appena rubato, viene considerato complice, e dunque spedito alla Nickel Academy, un malfamato riformatorio nel quale subito viene inserito nella classe dei neri, e dove gli viene spiegato che - se non vuole complicarsi (ulteriormente) la vita - deve obbedire, rigare dritto, e lavorare dalla mattina alla sera.

La Nickel Accademy del film - e prima ancora del romanzo premio Pulitzer The Nickel Boys di Colson Whitehead, da cui è tratto - altro non è che l'Arthur G. Dozier School for Boys a Marianna, un riformatorio sito vicino Tallahassee in Florida, e chiuso solamente nel 2011, intorno al quale centinaia di uomini hanno raccontato storie vecchie di decenni riguardanti abusi di ogni tipo, mentre un'indagine ulteriore ha rilevato la morte di oltre cento ragazzi, molti dei quali seppelliti in buche anonime.

 

 

RaMell Ross (già fotografo, visual artist, scrittore e documentarista) dirige mettendo in chiaro già dalla prima inquadratura, nella quale sdraiato a terra guarda un'arancia che pende dall'albero, che il punto di vista scelto sono gli occhi stessi del protagonista, tanto che - per oltre mezzora - il suo volto si vede solamente come risultato di uno scatto da una cabina per fototessere. A mutare parzialmente la prospettiva, o meglio a completarla, è l'ingresso in scena - dopo questa prima mezzora abbondante - di quello che all'interno del riformatorio diviene il suo unico vero amico e confidente, e che il regista elegge a secondo soggetto a cui affidare alternativamente il punto di vista: Jack Turner; nel suo pessimismo pragmatico, che fa da contraltare all'ottimismo da sognatore di Elwood, RaMell Ross vede l'altra faccia di una stessa medaglia: i due viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda, si aiutano e si sostengono, scambiandosi la concretezza con il coraggio, donandosi reciprocamente esperienze di vita, arricchendosi e crescendo insieme con l'obiettivo comune di sopravvivere all'inferno.

Nel passare da una soggettiva all'altra, il regista riproduce un intimo rispecchiamento tra opposti che si attraggono, e cala l'amicizia sincera tra due vittime nel contesto paradossale di un mondo nel quale l'umanità inizia a circumnavigare la luna ma non si toglie il vizio di disumanizzare sé stessa, con una violenza che è ben presente nei fatti e inscalfibile nei pensieri, e che sa far paura seppur in massima parte trattenuta, astratta o evocata da immagini sgranate o filmati d'archivio.

 

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