Regia di Xavier Legrand vedi scheda film
Quanto amo il cinema scomodo, difficile da guardare, quello che ti fa girare la testa e guardare lo schermo di traverso.
Sono andato al cinema senza sapere nulla del film. Anzi, una cosa la sapevo: lo stile è quello hitchcockiano. Ahia!
Come sempre la curiosità è troppa quindi mi ci tuffo. Entro in sala, inizia il film, prima scena: una spirale. Ahia!
Già mi immaginavo le due ore seguenti farcite di tende, finestre, uccelli che si posano sopra le macchine e, perché no, anche una bel cameo del regista (giusto Shyamalan?).
I minuti passano e non succede niente di tutto questo. La tensione sale pian piano ed arriva al culmine a metà film. E poi? Poi c'è l'angoscia.
Che bella sorpresa The Successor e che bella sorpresa Xavier Legrand. Così come è una bella sorpresa Marc-André Grondin, anche se la sua prova è ingiudicabile visto che rovinata da un doppiaggio da fiction Rai (ma come si fa!?). Vi prego, lasciateli in originale questi film, tanto li guardiamo in dieci lo stesso.
Legrand ci fa entrare dentro il dramma di Ellias senza farci vedere l'uscita, scava nel profondo grazie all'angoscia che permane per tutta la seconda metà del film, ci fa soffocare aggiungendo dettagli che trascinano sempre più a fondo noi e l'erede.
Ho davvero apprezzato la scelta del regista di tenere tutto saldamente attaccato alla realtà. Non c'è il surrealismo di Hitchcock, né il suo simbolismo. Quello che vediamo è quello che potrebbe succedere ad ognuno di noi, in ogni momento della nostra vita. Per una serie di eventi e coincidenze, tutti potremmo vivere quell'incubo, questo Legrand lo sa e ci mostra il nostro non-futuro.
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