Il danese Jan, infermiere e papà di un bambino, lotta ancora con il trauma degli abusi sessuali che ha subito da suo padre da adolescente. Lavorando a Nuuk, in Groenlandia, cerca di connettersi alla cultura locale attraverso il sesso. Quando qualcuno lo chiama Kalak, parola groenlandese con il doppio significato di "vero" e "sporco", indossa l'epiteto come distintivo d'onore. Ma alla fine sarà comunque costretto a confrontarsi con il padre.
Difficile negare che le aggressioni scioccanti ma gelide delle prime due scene di Kalak di Isabella Eklof siano innocenti. Tutto Kalak è un montare continuo di suggestioni provocatorie, in cui qualsiasi strategia è giustificata per uncinare l'attenzione dello spettatore. Anche quando il film sembra adagiarsi, dopo 10 minuti, sulla narrazione più quieta:… leggi tutto
Ossessio/sesso/nati dalle pratiche di gruppo in ambiti familiar/lavorativi, forse ben giusti(fica)ti dalle rigide (dicansi: rigide, leggensi: turgide) temperature ambientali a loro attribuite in sorte dalle latitudini di nascita, volendosi peraltro, non contenti, spingere oltre, e oltre, e oltre fino alle budella di fo/i/ca di cui generosamente si nutrono i loro debolissimi personaggi in ambito…
TFF 41 - CONCORSO
Il danese Jan vive col trauma di una ripetuta molestia sessuale perpetrata dal tremendo padre pedofilo ai suoi danni.
Una scena che spiazza lo spettatore ad inizio film attraverso grazie all'atto esplicito con cui la regista Isabella Eklöf ha deciso di aprire la vicenda.
Raggiunti i trent'anni il ragazzo si è fatto una famiglia e si è trasferito in…
Difficile negare che le aggressioni scioccanti ma gelide delle prime due scene di Kalak di Isabella Eklof siano innocenti. Tutto Kalak è un montare continuo di suggestioni provocatorie, in cui qualsiasi strategia è giustificata per uncinare l'attenzione dello spettatore. Anche quando il film sembra adagiarsi, dopo 10 minuti, sulla narrazione più quieta:…
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