Regia di Peter Fleischmann vedi scheda film
Prima dei lucidi film di R. W. Fassbinder sulla psicologia e la morale borghese, Martin Sperr e Peter Fleischmann (il primo autore del testo teatrale e attore, il secondo regista) partono dal basso, da una società più vicina alla vita umile che ruota sul lavoro e sui prodotti della terra, ma con una visione contrastante dalle buone intenzioni cristiane: questa società contadina è dominata dall'irrazionalità, dall'ignoranza e da una visione ottusa e chiusa dei valori, miranti solo al sospetto, alla discriminazione, alla conservazione dell'ordine, all'occultamento del diverso.
Il film ha un carattere asciutto e di stampo documentaristico e mette a nudo i caratteri volgari, falsi e retrivi degli abitanti del villaggio, intenti solo a canzonare il protagonista Abram e la prostituta che lo difende, ma che neanche esitano a sfruttarli. Il titolo, Scene di caccia in Bassa Baviera, è eloquente riguardo alla vicenda: il diverso è solo un animale da braccare come in una battuta di caccia, un modo del tutto istintivo di affrontare un problema da eliminare per non incrinare un equilibrio sociale stabilito. Altrettanto eloquente la tripartizione della narrazione: all'inizio una cerimonia religiosa i cui partecipanti non possono cogliere il messaggio di amore e comprensione; in mezzo la lunga persecuzione, con la forte sequenza dell'uccisione e della lavorazione del maiale, durante la quale si scatenano i rancori, le volgarità e gli infantilismi; alla fine il ritorno all'ordine con la festa paesana di routine e dalla superficie idilliaca, con le banali musichette da fiera. A ben vedere, però, quasi nessun personaggio è del tutto innocente: Abram stesso alla fine commette un omicidio, che diventerà il pretesto definitivo per la sua condanna, mentre il ragazzo ritardato non esita ad infierire e umiliare come gli altri la prostituta, la vera vittima. Tutto il mondo è paese. Da confrontare con le numerose analogie della bellissima opera Peter Grimes di Benjamin Britten. 8
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