Regia di Phil Alden Robinson vedi scheda film
Chi era l’analista della Cia Jack Ryan prima di essere Alec Baldwin (a caccia di Ottobre Rosso) e Harrison Ford (con famiglia)? Era, ahimé, Ben Affleck, il giovane divo più stantio e immoto della Hollywood di oggi, protagonista di “Al vertice della tensione”, tratto dall’ennesimo best seller di Tom Clancy, “Paura senza limite”. Qui, Jack Ryan ha ventotto anni, è appena entrato nella Cia, incontra la sua ragazza e scioglie un enorme inghippo internazionale stile Guerra Fredda, che mescola neonazisti, scienziati russi scomparsi, telefonate sulla linea rossa tra presidenti di America e Russia, atomiche esplose e inesplose. Tra James Bond d’annata e il fondamentale “A prova di errore” di Lumet (stracopiato), novità poche, tensione ancora meno. Il regista Phil Alden Robinson è fiacchissimo; si decide a muovere un po’ di azione dopo un’ora e cinque di film e la liquida in fretta. Sprecati i bravi attori, Morgan Freeman, James Cromwell, Alan Bates, nelle parti di presidenti, capi della Cia, paranoici cattivi. Dilagante, invece, Affleck, bambolotto inespressivo che riesce persino a far rimpiangere Alec Baldwin, noto “attore per caso”.
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