Regia di Steven Brill vedi scheda film
Se nel cinema americano di questi anni c’è un attore che non avrebbe sfigurato nei ”datati“ (non nel senso di vecchi o superati, ma immersi completamente nell’aria di un’epoca) e inimitabili film di Frank Capra, questo interprete è Tom Hanks. Fare un film che utilizzi l’impronta di ”È arrivata la felicità” (1936) con Gary Cooper e Jean Arthur e proporre i due ruoli principali ad Adam Sandler, un valido comico che rimane per gli spettatori italiani un oggetto misterioso e a Winona Ryder è quasi un errore di casting. Ma il problema non è tanto negli attori che se la cavano (meglio Sandler che la Ryder) quanto nella dissonanza tra una favola ottimistica, da sogno americano ”doc”, e i computer, l’invadenza televisiva, gli usi e i costumi di una società contemporanea (in cui le leggi della finanza e il cinismo non conoscono redenzione o riscatto) che ha seppellito e polverizzato ogni illusione. Luoghi, situazioni, interazione tra i personaggi sono simili a quelli di alcuni film di relativo successo che spostano l’orologio della messa in scena in un’America idealizzata e provinciale. Il film non è un remake né un calco: è una commedia sui buoni sentimenti, ad oltranza con qualche gag riuscita. Da notare la prestazione da caratterista di John Turturro.
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