Regia di Marian Dora vedi scheda film
Una delle opere più estreme mai pensate e girate, ambientata in Italia sulle rive del Lago di Brinzio (Varese). Dirige, scrive, gira e cura la colonna sonora l'anonimo tedesco Marian Dora, uno dei più controversi cineasti attualmente in attività.
Nella surreale calma di un paesaggio rurale, dove sembrano regnare serenità, pace e tranquillità si muovono tre personaggi, due uomini e una donna, le cui relazioni appaiono sin da subito di natura ambigua. Anzi, sembrerebbe che la ragazza, Marietta (Marietta Fiori), sia stata rapita dal nano Verus (Johnatan Maria von Gross) e da Frak (Jörg Wischnauski). In un primo momento Verus si scatena tormentando gli animali di una vicina fattoria, poi orienta la sua attenzione verso Marietta. Inizia a stuzzicarla, a giocare pesantemente con il suo corpo, tutto sotto gli occhi di Frak, che assiste compiaciuto.
Pesthauch der Menschlichkeit (letteralmente, "piaga dell'umanità"), fa parte di uno dei più disturbanti "extreme movie" mai prodotti. Girato in Italia al Lago di Brinzio (Varese), tra il 22 e il 26 agosto del 2017, costituisce l'ideale sequel di Das Verlangen der Maria D. ("Il desiderio di Maria D."), sempre interpretato da Marietta Fiori e anch'esso completato nella nostra nazione da Marian Dora, nom de plume che nasconde la vera identità di uno dei più dissacranti cineasti al mondo. Siamo di fronte a un titolo il cui contenuto, esplosivo nell'ultima mezz'ora, al confronto è in grado di declassare Cannibal Holocaust e il Salò di Pasolini (versione integrale) a livello di edulcorate operette per educande. Sostanzialmente privo di trama, Blight of Humanity racconta dell'insensata aggressione ai danni di una ragazza compiuta nel mezzo di una natura incontaminata, ma avvilita dalle azioni di due uomini completamente folli, in particolare il nano saprofita (Johnatan Maria von Gross). Il lungometraggio, girato con fotografia tendende al seppia, si apre con fastidiose sequenze di violenza su insetti e animali (vermi, cavallette, lucertole, serpenti). Sequenze che sono preambolo di una ferocia destinata a estendersi dalla dimensione animale a quella umana. Verus e Frak, abituati a vivere in una fattoria, sono costretti a uccidere bestie per necessità ma questo fatto, in particolare per Verus, sembra andare ben oltre, come dimostra il compiaciuto impalamento eseguito su piccoli maiali o sui pesci. Scene di una efferatezza inaudita che Dora accosta, in un allucinante montaggio alternato, alla lunga, identica, aggressività riservata a Maria. Non c'è storia: il tutto si riduce alla brutalità di atti disumani, compiuti con furore nei confronti di un'anima apparentemente innocente, tra liquami disgustosi (piscio, vomito, escrementi) e resti in decomposizione di animali torturati a morte. Duro, sgarbato, persino indisponente, Blight of Humanity riesce a farsi notare per una cinematografia di gran livello opera dello stesso Dora, coinvolto nella realizzazione del film praticamente in ogni settore compresa la realizzazione dell'ossimorica colonna sonora che, al pari del citato Cannibal Holocaust, sottolinea incessantemente per contrasto - con note romantiche e toni melanconici - l'inguardabile contenuto. Contenuto espresso senza mediazioni di filtri, che rasenta l'orrore più puro, quello che emerge dalla consapevolezza di come alcuni nostri "fratelli" possano veramente essere in grado di mettere in atto comportamenti tanto insensati, irrazionali, bestiali, puramente crudeli.
Blight of Humanity: Marietta Fiori
Per nulla apprezzabile (forse neppure legale) appare la scelta, attuata da Dora, di riprendere violenze reali sugli animali (terrificante l'impalamento del maiale), così come ributtante l'idea di mostrare con abbondanza di dettagli ripugnanti l'essere umano nell'atto di espletare i suoi bisogni fisiologici o, peggio ancora, l'accostamento effettuato per analogia di montaggio tra il corpo nudo femminile e quello di una bestia. Quest'ultimo triste avvicinamento, assieme all'iniziale dissolutezza sessuale poi destinata a sfociare in un crimine mostruoso, rende conto della misoginia che predomina incontrastata per tutta la durata del film. Chiaramente lo spettatore tipico non sopporta, nè tollera, quasi nulla di quel che appare sullo schermo essendo questo un esemplare di cinema davvero perverso e "malato". Eppure Marian Dora ha talento, sa dove piazzare l'obiettivo, è capace di rendere - tramite esposizione di immagini liriche e sinuose carellate - l'ambiente naturale in maniera poetica e mostra di essere a suo agio in fase di post produzione, effettuando un montaggio irreprensibile. Nell'intero panorama cinematografico mondiale raramente si è assistito a tanto squallore, proposto però con altrettanto stile. È per questo che Blight of Humanity finisce per essere un'esperienza sensoriale unica, potente, esclusiva. Ovviamente, solo per chi possa essere in grado di tollerare questo genere d'eccesso convincendosi che, in fondo in fondo, "è solo un film".
Blight of Humanity: Jörg Wischnauski, Marietta Fiori e Johnatan Maria von Gross
"Conviene eccitare i fanciulli a recarsi al cesso, poiché essi quando giuocano, tutti assorti nel divertimento, lo trascurano. In ogni età, ma principalmente nell'infanzia, è nocevole il resistere a questo bisogno; imperocché gli escrementi ammassati comprimendo col loro volume (così il Tissot) le parti vicine, irritano gl'intestini colla loro acrimonia, e le loro parti putride infettano tutta la massa degli umori, donde derivano assai malattie."
(Ferrante Aporti)
F.P. 24/08/2023 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 77'28")
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