Regia di Doug Liman vedi scheda film
The Bourne Identity è liberamente ispirato all'omonimo (in originale) romanzo di Robert Ludlum, uscito in Italia con il titolo Un nome senza volto. Capitolo fondante di una (per ora) tetralogia, che si è guadagnata la vetta nel mio giudizio, perché è certamente fra le migliori opere del genere spionaggio d'azione che io abbia mai visto. Non vi ho riscontrato, infatti, alcun difetto evidente.
La trama è orchestrata con disinvoltura e intelligenza, del tutto priva di sbavature o incoerenze. Questo è certamente un pregio di assoluto valore, considerato anche il fatto dell'estremo realismo che caratterizza gli sviluppi della vicenda. Quindi l'empatia nei confronti del protagonista è garantita. Merito soprattutto della brillante sceneggiatura. Ma anche della prova sorprendente di Matt Damon. Pure gli altri personaggi non sfigurano affatto, anzi. La forza dei dialoghi sarà in grado di rendere apprezzabile anche il più breve cameo.
Dove non arrivano le squisite interazioni "dialettiche", domina l'azione condotta con magistrale professionalità, appagante in ogni sua sfumatura. Pertanto non si avvertirà mai un calo nella tensione e nell'interesse, percependo al contrario una costante attenzione e sensibile complicità emotiva. Impreziosisce ulteriormente il tutto una colonna sonora di straordinaria efficacia.
In sostanza, non posso non consigliarlo. L'unico difetto potrebbe essere riscontrato nella eventuale delusione nel non ottenere tutte le risposte. Ma occorre non preoccuparsi. Le domande irrisolte troveranno la loro soluzione nei successivi episodi.
Seguono The Bourne Supremacy (2004), The Bourne Ultimatum (2007) e The Bourne Legacy (2012). Importante è rispettare l'esatto ordine della sequenza, perché sono alquanto intrecciati fra loro e per nulla indipendenti.
La storia inizia con il salvataggio in mare aperto, da parte dell'equipaggio di un peschereccio italiano, di un uomo che ha perso la memoria. Tutto ciò di cui il moribondo è rimasto in possesso sono le pallottole che si ritrova conficcate nella schiena e il numero di un conto in una banca svizzera impresso sulla coscia. Privo di un nome e di un passato, lo sconosciuto dimostra però straordinarie capacità con le lingue, nei combattimenti e nell'autodifesa. Disorientato e diffidente, egli tenta in tutti i modi di scoprire la propria identità e il motivo per cui la sua vita ha preso una piega tanto pericolosa. In una cassetta di sicurezza a Zurigo, l'uomo trova numerosi passaporti, una notevole quantità di denaro contante, una pistola automatica e un nome...
Queste musiche mi sono sembrate l'ideale per il genere. Sottolineano ciascun momento con la giusta energia. Pertanto un plauso al compositore John Powell è più che meritato, secondo il mio modesto parere. Il tema principale, udibile a tratti nel corso del film e nel suo complesso durante i titoli di coda, è Extreme Ways, di Moby.
Nulla. Magari soltanto perché non conosco il libro?
Non mi è dispiaciuto. Non me ne intendo, ma non ho affatto trovato malvagie o caotiche le sue inquadrature.
Davvero un ottimo Jason Bourne, perfettamente calato nel ruolo. Credibile, coinvolge e avvince. Notevole.
Discreta interpretazione di Marie Helena Kreutz. Funzionale al compito assegnatole.
L'impegno c'è e restituisce un convincente Alexander Conklin.
Il "Professore", ruolo minore ma significativo. In parte, decisamente.
Il suo Ward Abbott è carismatico al punto giusto. Bravo.
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