Regia di Otto Preminger, Ernst Lubitsch vedi scheda film
L’imperatrice Caterina di Russia licenzia il capo delle guardie; il nuovo arrivato è giovane, ha quasi dieci anni meno di lei, è fedelmente devoto alla patria ed è aitante quanto basta per meritarsi fin da subito le attenzioni speciali dell’imperatrice.
Sui titoli di testa Scandalo a corte risulta un film di Ernest Lubitsch diretto da Otto Preminger; trattasi a tutti gli effetti di una doppia regia, sebbene i due cineasti amici non abbiamo mai condiviso il set: durante le riprese un grave intoppo cardiaco fermò il primo e il secondo subentrò. La dinamica, purtroppo, diventerà familiare: tre anni più tardi il medesimo iter si ripeterà per La signora in ermellino (1948), ultima regia per Lubitsch in quanto stavolta non si riprenderà dall’ennesimo infarto. A ogni modo trattasi di un autoremake, cosa non nuova per Lubitsch: Scandalo a corte è l’occasione per rigirare con il sonoro il vecchio La zarina, prodotto in piena epoca del muto nel 1924; questa volta, pur sempre partendo dalla medesima commedia di Lajos Birò e Melchior Lengyel, con una sceneggiatura firmata da Edwin Justus Mayer con adattamento di Bruno Frank. Il film è effettivamente poco lubitschiano: il ritmo latita e gli ammiccamenti tipici del regista tedesco (dall’ironia più scoperta ai doppi sensi in odore di erotismo) qui sono del tutto scomparsi; gli interpreti sono però senza dubbio all’altezza della situazione, potendo contare il cast artistico su elementi quali Tallulah Bankhead, William Eythe, Charles Coburn, Mischa Auer, Sig Ruman e Anne Baxter, con una piccola parte anche per Vincent Price. Tutto sommato l’opera non sfigura, ma, come rilevato, non è neppure memorabile. 4/10.
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