Regia di Joshua Logan vedi scheda film
Nel Giappone del dopoguerra, amore sofferto fra un ufficiale americano e una ballerina locale piena di rancore nei confronti degli invasori. La storiella sentimentale è trascurabile, a parte i primi goffi tentativi di corteggiamento messi in atto da Marlon Brando (es. si apposta su una strada dove lei deve passare, per salutarla con una frase in giapponese appena imparata); l’aspetto più interessante è il difficile rapporto fra due mondi che hanno appena finito di combattersi, con le diffidenze reciproche e i tentativi di integrazione (anche aberranti, es. sottoporsi a un’operazione chirurgica per correggere gli occhi a mandorla): aspetto che si sostanzia in una sottotrama dall’esito inaspettatamente tragico. Forse bisognava decidere in anticipo se fare una commedia o un melodramma, perché le due vicende sono poco fuse tra loro; però, per un film dell’epoca della guerra fredda, spargere qualche dubbio sulla bontà del militarismo yankee in formato esportazione non è un pregio da poco.
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