Regia di Sam Mendes vedi scheda film
Durante la Grande Depressione, un gangster accompagnato dal figlio più grande cerca disperatamente vendetta dopo che la famiglia è stata uccisa.
Sam Mendes indaga ancora una volta le contraddizioni degli interni americani plasmando un pellicola che assume i tratti di una tragedia a metà strada tra gangster-movie e western urbano.
Un duro e lungo viaggio per scampare all'inutilità intrinseca della violenza che diviene una metafora per riscoprire i valori più autentici e significativi della vita. Visceralmente centrale anche il legame tra padre biologico e figli, in un gioco di specchi che dà vita ad una spirale di rimorsi in nome dei rapporti di sangue o anche dell'etica della malavita. Niente di nuovo ma comunque avvincente la sceneggiatura di David Self, ricca di rime interne, e notevole la regia di Mendes, che riesce a fondere un classicismo solenne ed il senso dello spettacolo.
Sotto la tragicità che non esclude la forza delle emozioni, vi è la freddezza di un' ambientazione d'epoca fa da passpartout al calore dei rapporti umani. Intenso Tom Hanks, capace di non farsi mai superare da un grande Paul Newman, alla sua ultima prova di attore, che gli varrà una candidatura all'Oscar e una al Golden Globe
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