Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Il film più completo (ma non necessariamente il migliore) di Shyamalan. L'obiettivo degli incassi si coniuga perfettamente all'esigenze del regista, rendendo Signs il manifesto del cinema shyamalaniano (e non, come si pensa, del cinema post-11 settembre in quanto le riprese sono iniziate il 12 settembre 2001, decisamente troppo presto per poter credere che la pellicola sia intrisa di riflessioni sull'attentanto). Nel film convergono lo stile e tutti i topos del regista: una su tutte "la sublime arte del non mostrare", ovvero la tendenza a non mostrare mai un totale del mostro (in questo caso l'alieno), affinchè sia lo spettatore a doverlo immaginare, e si sà "non esistono incubi peggiori di quelli creati dalla mente umana".
Vi è un'interessantissima riflessione meta-linguistica (il televisore può essere rapportato al grande schermo) e non manca neppure il caratteristico "twist in the end", che qui risulta doppio: tutti i disagi familiari (problemi di salute, disgrazie coniugali, carriere fallite...) hanno uno scopo fondamentale nel grande disegno della provvidenza. Inoltre i signs del titolo, che per tutta la pellicola pensiamo che indichino i cerchi nel grano, assumono un significato molto più profondo una volta che, usciti dal cinema, ci voltiamo a guardare la locandina.
Che dire? Il mio film preferito e il mio regista preferito!
Assolutamente fondamentale. Sia il contributo musicale di James Newton Howard che il montaggio sonoro (per i nove decimi della pellicola gli alieni non sono altro che suoni, rumori e sussuri).
Shyamalan assegna a Mel il ruolo di un personaggio pacato, atipico per quest'attore d'azione, e l'operazione risulta riuscitissima, così come per già aveva fatto con Bruce Willis ne "il sesto senso" e in "unbreakable".
Forse uno dei migliori attori del momento, bravo qui, eccelso nel seguente film dello stesso regista "the Village"
Praticamente un cameo. Interessantissimo il fatto che interpreti un personaggio chiav: è colui che disgraziatamente uccide la moglie di Graham Hess e innesca in quest'ultimo una crisi spirituale. Senza questo fatto non vi sarebbe stato l'episodio di partenzsa della vicenda, così come senza regista non ci sarebbe stato il film.
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