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Minority Report

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Minority Report

di riverworld
6 stelle

Steven Spielberg, l’ex ragazzo prodigio di Hollywood incontra Philip K. Dick uno dei massimi autori della fantascienza, conosciuto dal pubblico cinematografico come l’autore dei romanzi ispiratori di Blade Runner e Atto di Forza. L’impresa non è facile, perché Dick è autore di storie su grossi conflitti morali e sociali, mentre Spielberg è stato spesso etichettato come cineasta commerciale e superficiale. In realtà Spielberg è un personaggio contraddittorio. Esordisce con l’indimenticabile “Duel” e nel corso della sua carriera realizza grandi lavori come “Lo squalo”, “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, "Il colore viola", "Schindler's List", alternati ad altri decisamente superficiali il cui maggior pregio è quello di realizzare incassi record. Costante del suo cinema è comunque la spettacolarità e l’azione. A volte realizza film epocali e registicamente ineccepibili come "Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta" o la parte iniziale (lo sbarco in Normandia) di "Salvate il soldato Ryan", che ebbe un impatto fortissimo sugli spettatori. Purtroppo quando deve cimentarsi con grosse idee futuristiche con enormi implicazioni etiche e morali come in “A.I.”, Spielberg sembra perdere la bussola e realizza prodotti fiacchi, pieni di “deja vù”, con sceneggiature traballanti e regie sotto tono. Non sapremo mai come sarebbe stato un “A.I” realizzato dal suo padre mancato Stanley Kubrick, ma “Minority Report” è sicuramente un film hollywoodiano per eccellenza che incontra il favore di gran parte del pubblico perché ci sono tutti gli elementi necessari per catturarne l’attenzione, ovvero tensione, ritmo (qualche inseguimento di troppo), una trama giallistica (ma l’identità dell’oscuro manovratore è già intuibile a metà film) ed un americanissimo finale buonista che stona davvero con il senso che avrebbe dovuto avere questo racconto. Il vero problema è che la sceneggiatura presenta dei buchi ed incongruenze mascherati dai ritmi vertiginosi e dall’ingarbugliarsi eccessivo della trama. Inoltre le implicazioni morali che Dick analizza circa la possibilità di arrestare una persona che sta per compiere un crimine (ma ancora non l’ha compiuto, è pertanto colpevole?) nel film non vengono praticamente sfiorate. Ciò nonostante questo film può essere comunque da vedere, non fosse altro che per l’idea di base (di Dick) e le sue implicazioni etiche, ed un Tom Cruise che è in ogni caso all’altezza del compito assegnatogli.

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