Regia di Steno vedi scheda film
Le avventure di Giacomo Casanova è uno dei primi lavori di Steno in solitaria, cioè privo del sodale Mario Monicelli con cui aveva esordito e realizzato un buon numero di commedie negli anni precedenti. Il tono è comunque il medesimo dei lavori del passato: leggero, ironico, capace di mettere freno (se non addirittura a tacere) agli eccessi erotici che il personaggio trattato porta con sè e di mostrare il lato burlesco delle vicende del grande amatore settecentesco. Buon ritmo e interpreti adeguati, con un nome di grosso rilievo in primo piano (Gabriele Ferzetti) e una selva di caratteristi o semiesordienti di qualità: Marina Vlady, già vista ne Le infedeli di Steno/Monicelli (1952), la semisconosciuta (in Italia) Corinne Calvet, Carlo Campanini, Aroldo Tieri, Nadia Gray, Arturo Bragaglia e, in una particina, c'è anche Ursula Andress, appena diciannovenne. Per essere stato girato a cavallo fra Un americano a Roma (1954) e Piccola posta (1955), certamente questo Le avventure di Giacomo Casanova lascia un po' a desiderare, ma dalla sua ha - oltre al citato cast dignitosissimo - una scrittura frizzante, frutto dell'unione di numerose penne (Sandro Continenza, il produttore Emo Bistolfi, l'aiuto regista Lucio Fulci, Mario Guerra, Carlo Romano e lo stesso Steno), e la fotografia in Eastmancolor curata da Mario Bava, che valorizza al meglio gli sfarzosi costumi messi in campo da Maria De Matteis. 4,5/10.
Imprigionato dall'Inquisizione, Giacomo Casanova ne approfitta per raccontare (e scrivere) le sue memorie di libertino famoso in tutta l'Europa.
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