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A Venezia... un dicembre rosso shocking

Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film

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La recensione su A Venezia... un dicembre rosso shocking

di maghella
9 stelle

 

La piccola Cristine gioca con una palla nel giardino vicino a casa, con lei il fratellino di poco più grande. John e Laura Baxter, i genitori, sono in salotto a sbrigare i loro lavori. John è un architetto e cerca di sistemare delle diapositive riguardanti una chiesa da ristrutturare. La bambina, corre vestita con un impermeabile rosso e un cappuccio dello stesso colore sulla testa, presa dai suoi giochi inciampa e cade nello stagno; John percepisce qualcosa di strano quando in una diapositiva che stava visionando, vede delle macchie rosso sangue. Corre, cerca di rianimare la piccola ma invano, Cristine è già morta da pochi istanti quando lui riesce a raggiungerla.

Passa poco tempo dalla tragedia, i coniugi Baxter sono a Venezia, il figlio maggiore è rimasto in un college in Inghilterra, John e Laura cercano di ritrovare nella città italiana quella serenità necessaria per il loro equilibrio dopo il terribile lutto. John si dedica al suo lavoro di restauro, mentre Laura lo accompagna. Durante un pranzo in un ristorante, una coppia di anziane donne inglesi cattura l'attenzione di Laura, una delle due è cieca ma dotata di una vista speciale: riesce a vedere i defunti. La donna confida a Laura di aver visto proprio pochi minuti prima accanto a lei e a John la loro bambina Cristine. La descrizione che le fa è talmente precisa che Laura ne rimane turbata ma allo stesso tempo convinta. Dopo un comprensibile malore, cerca di convincere John a ritrovare le due donne e a parlare con loro. John è scettico, litiga con Laura, non vuole lasciarsi convincere dalla moglie a dar retta a due ciarlatane. Quella sera John e Laura tornano ad essere la coppia di un tempo, rifanno l'amore e ritrovano l'intesa che avevano perso dopo la morte di Cristine. Ma se la loro complicità di coniugi è ritrovata qualcosa si è insinuato tra i due di più insidioso. Laura è convinta della possibilità di riavere un contatto con sua figlia, mentre John è da una parte convinto della malafede delle due donne, e dall'altra ne è turbato e affascinato.

Laura riesce a parlare nuovamente con la veggente, che le dice che anche il marito ha il dono di una vista speciale e che devono assolutamente lasciare Venezia, perché John rischia la propria vita.

In effetti John rischia veramente la vita durante un brutto incidente all'interno della chiesa dove svolge il suo lavoro di architetto. John in quel frangente è rimasto solo a Venezia perché Laura ha dovuto raggiungere il figlio in Inghilterra rimasto ferito durante una escursione scolastica. Solo, a Venezia in un dicembre gelido e malinconico, mentre la città continua a ritrovare cadaveri lasciati da un misterioso maniaco, John si sente frustrato e sempre più fragile. In questo stato d'animo scorge su un traghetto la moglie assieme alle due donne inglesi. Preso dal panico cerca di raggiungerle, ma invano, le donne hanno lasciato il loro albergo; prova a fare una denuncia alla polizia che però non sembra prendere sul serio ciò che John racconta, ma anzi attira su di sè i sospetti riguardanti il maniaco in circolazione. Tutto sembra risolversi quando John riceve una telefonata dall'Inghilterra: è Laura che lo rassicura che il figlio sta bene e che lei tornerà in serata. Chi ha visto John sul traghetto? Chi è quella figura con l'impermeabile rosso che si aggira nelle vie gelide di Venezia? Chi sono le due donne inglesi? Dicono la verità riguardo le visioni della veggente dalla vista speciale? Un finale da brividi sostenuto da quasi 2 ore di film che scorre come l'acqua nei canali veneziani.

Nicolas Roeg gira un giallo all'italiana, avvalendosi delle atmosfere londinesi per ottenere un film dalle tinte horror. Il thriller che diventa horror per poi avere una soluzione logica senza sbavature o compromessi è una formula di grande successo negli anni '70, che però non a tutti riesce. A Roeg è riuscito in pieno, facendo diventare questo film un caposaldo per il genere. Roeg si affida ad una ottima sceneggiatura iniziale, ad un cast di eccezione (e per l'occasione un Donald Sutherland in stato di grazia), alle maestranze italiane per colonna sonora (Pino Donaggio), scenografie (Giovanni Soccol) e trucco (Giancarlo Del Brocco) e infine lascia alla città di Venezia la vera parte da protagonista, lasciandosi ispirare da un freddo dicembre che non a caso ispira il titolo del film. Roeg, oltre a muoversi con disinvoltura e capacità nelle vie e nelle piazze, tra i canali e negli angoli più bui, riesce con un montaggio di altissimo livello a mostrare più momenti della storia contemporaneamente. John e Laura fanno l'amore, ma nello stesso tempo li vediamo immediatamente dopo quando si rivestono per uscire fuori a cena. John e Laura sono in casa, mentre vediamo Cristine prima giocare e poi annegare. Questo superbo montaggio crea un'illusione ottica, visiva, necessaria a far sì che sia lo spettatore a essere dotato in questo modo di una vista speciale, che in qualche modo confonde le carte in tavola della storia, ma che nel finale riesce a ritrovare il bandolo della matassa che era stato sapientemente nascosto. In questo film gli effetti speciali sono dati perciò da un uso maestrale del montaggio e da una creatività eccelsa nell'utilizzare la macchina da presa. Il cappottino rosso fa tutto il resto.

Se Donald Sutherland e Julie Christie sono due ottimi protagonisti che riescono ad interpretare i loro personaggi con intensità e bravura, non sono da meno tutti i comprimari che servono a rendere questo film così importante: Massimo Serato, Clelia Matania (una delle due donne inglesi, una prova davvero pazzesca per questa brava caratterista), Renato Scarpa, Leopoldo Trieste, una squadra di attori italiani che riesce a contribuire sempre in maniera ottimale per la buona riuscita di film così impegnativi. Il film infatti, riesce a superare con disinvoltura gli anni che passano (a oggi sono ben 45) grazie anche alla struttura psicologica dei protagonisti e dei comprimari. John e Laura sono due coniugi innamorati, che vogliono superare il loro dolore cercando di rimanere uniti, nella quotidianità dei piccoli gesti, nelle attenzioni. L'elaborazione di un lutto tanto tragico apre ferite preesistenti in qualche caso, in altri permette di riuscire a tirare fuori delle qualità (o dei doni) che non si sospettano di possedere. L'ascolto verso sé stessi, il saper affrontare anche cose inspiegabili senza abbassare le difese, questo è quello che questo film mi suggerisce. Io invece suggerisco il film a tutti (ovviamente), ma soprattutto agli appassionati del genere, a chi vuole esorcizzare certi timori personali attraverso un certo tipo di cinema, a chi  vuole farsi una cultura nel cinema di genere, quello fatto bene e che ha insegnato ai grandi registi di oggi.

 

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