Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
In un albergo della Spagna (in realtà siamo in Italia, sulla Costiera Amalfitana), una troupe tedesca sta per iniziare le riprese di un film. I problemi produttivi si sommano ai drammi personali, e un regista nevrastenico e dittatoriale cerca di tirare le fila della situazione. Uno dei migliori e più importanti film del Fassbinder anni settanta (decennio nel quale si svolse, peraltro, quasi tutta la sua carriera cinematografica). Riflessione quasi felliniana sulla macchina cinema (la puttana santa del titolo), svolta con stilemi da teatro brechtiano, è il film con il quale Fassbinder ci parla del ruolo demiurgico del regista (un Lou Castel nevrotico come ai tempi migliori), capace di parlare con i finanziatori e con l’ultimo assistente di studio, obbligato a riassumere su di sé tutti gli psicodrammi degli attori e dei tecnici, fino a subire un vero e proprio transfert freudiano che può rischiare di farlo impazzire. E quando tutte le tragedie, inevitabili in qualsiasi gruppo di lavoro, sono giunte al culmine (dopo l’ennesima sfuriata, il regista viene giustamente cazzottato), si può cominciare a tirare i fili e cominciare il lavoro preparato così a lungo. Con il tormentone del “cuba libre” e tra amori ed amorazzi vari, etero ed omosessuali, “Attenzione alla puttana santa” è un film che chi ama il cinema deve vedere. Bellissime Margarethe Von Trotta e Hanna Schygulla (truccata e vestita come una Marilyn Monroe da pop art).
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