Regia di Alexander Kluge vedi scheda film
Mettendo insieme con una certa fatica i brandelli narrativi mescolati ai tanti inserti eterogenei si ricostruisce la vicenda di Leni Peickert, figlia di un trapezista morto in un incidente di scena e intenzionata a rifondare il circo su nuove basi. Per quanto mi riguarda è un film sostanzialmente ingiudicabile, nel senso che ha poco a che fare con il cinema: è più un manifesto, una dichiarazione di intenti nella quale le immagini hanno un peso secondario rispetto alle parole. Solo nel 1968 e dintorni poteva succedere che un’opera simile vincesse a Venezia: oggi credo che ben pochi ne rimarrebbero impressionati. Comunque non ho difficoltà ad ammettere di non aver afferrato tutto (per es., in che senso una sfilata nazista può essere definita “Prima elaborazione del lutto?”); ciò che si intravede è una volontà di cambiamento sincera anche se confusa, ma alla fine si rimane come gli artisti del circo: perplessi.
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