Regia di Miklós Jancsó vedi scheda film
L’Armata a cavallo (Csillagosok, katonák) è un film di Miklós Jancsó del 1967 e con “I disperati di Sandor” e “Silenzio e grido” fa parte di una trilogia che prende spunto da fatti storici, in questo caso la partecipazione di cittadini ungheresi alla lotta dei bolscevichi (i “rossi”) contro le armate “bianche” controrivoluzionarie.
Lo stile di Jancsó è caratterizzato, come quello di altri registi contemporanei, dalla volontà di rompere con il “realismo socialista” fino ad allora imperante nell’Europa orientale. Questo stile è improntato a secchezza e concisione nella narrazione per impedire che le emozioni possano distrarre dalla realtà mostrata nella sua evidenza. Visivamente, Jancsó preferisce riprese in spazi, spesso aperti e in campo lunghissimo, privi di connotazioni un modo da risultare neutrale e indifferente rispetto agli eventi che di frequente, in particolare quelli cruenti e violenti, avvengono fuori campo o in campo lungo; il regista predilige anche piani sequenza con incessanti e fluidi movimenti di macchina, mostrando e celando alternativamente personaggi e ambienti, che sono generalmente paragonati alle movenze di un balletto.
Nella narrazione con atteggiamento equidistante del regista risaltano gli ordini secchi e le imposizioni impartite da entrambe le parti, quando una prevale sull’altra alternativamente: questo sembra rimandare in modo latente al rapporto dominante/dominato espressione delle società autoritarie, capitaliste o socialiste che siano, ed alle imperfette (apparenti) democrazie in cui è il potere economico a dominare, anche se non manifestamente, per mezzo delle ritualità della produzione e del consumo in cui la libertà degli individui, a cui tanto frequentemente si fa riferimento, è un’astratta illusione.
Nella rappresentazione delle efferatezze dei combattenti verso i soccombenti, le donne appaiono come le più oggettivate, considerate come strumenti sia dai bianchi che dai rossi: tuttavia, sono proprio le crocerossine che danno prova di sincera umanità curando i feriti indipendentemente dal loro colore politico, come esplicitamente affermato dalla loro direttrice.
L’Armata a cavallo è un bellissimo film che a distanza di oltre mezzo secolo conserva ancora tutto il suo interesse.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta