Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
Il quindicenne Mike smette di studiare per affrancarsi dai genitori ed iniziare a lavorare: il primo impiego lo trova come inserviente in un bagno pubblico con piscina dove conosce subito la collega Susan, una ragazza più grande della quale si invaghisce, stregato dalla sua prorompente bellezza e dai suoi atteggiamenti maliziosi. Impacciato ed impreparato ad affrontare i propri turbamenti, Mike si offre al contesto torbido della vita, ma si perde dinnanzi alle difficoltà, scoprendosi incapace a gestire l'aggressività di visitatori scontrosi o l'esuberanza di visitatrici in cerca di attenzioni, mentre vede l'attrazione per lei tramutarsi progressivamente in un'ossessione che lo porterà a farsi guidare dall'impulsività e a condurre il proprio percorso di iniziazione al sesso verso la tragedia.
Settimo film dell'allora poco più che trentenne Jerzy Skolimowski, presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 1970 ma conosciuto in Italia con un titolo assai meno suggestivo e 'profondo' (La ragazza del bagno pubblico), Deep End narra la confusione di un ragazzo alle prese con la coscienza dell'irrazionalità dei sentimenti e dell'ingovernabilità della passione, combattuto tra il desiderio di liberazione e emancipazione ed un sotterraneo ma insopprimibile malessere interiore.
Con passo apparentemente leggero e senza disdegnare momenti di poetica ironia il regista polacco si immerge da subito nel magma irrisolto delle insicurezze del protagonista, ne assume il punto di vista favorendo l'immedesimazione, lo cala in situazioni quotidiane ma scabrose (per una mente vergine) in relazione alle quali egli compirà scelte spesso azzardate se non irrazionali, dettate dall'istinto e condizionate dall'imbarazzo e da dosi variabili ma genuine di masochismo e lucida follia; con stile asciutto ed elegante e nessuna concessione a morbosità gratuite o sottotrame inutili, Skolimowski costruisce un racconto (di formazione) stringato e stringente in cui la realtà è un vagheggiamento senza meta tra obiettivi confliggenti e in cui i sogni hanno la stessa carica di inquietudine degli incubi, caratterizzato da un crescendo di tensione e partecipazione emotiva che, inevitabilmente, raggiunge il picco nel lungo finale, catartico raggelante e disperato.
Ambientato nei sobborghi di Londra ma girato in gran parte a Monaco, scritto (con la collaborazione di Jerzy Gruza e Boleslaw Sulik) dallo stesso regista lasciando al cast margini per l'improvvisazione, e sostenuto splendidamente dalle musiche di Cat Stevens e dei Can, Deep End vede la prova affiatata di due attori perfettamente calati nei rispettivi ruoli: il giovane John Moulder-Brown (che di lì a un paio d'anni sarà il principe Otto nel Ludwig di Luchino Visconti) in quello del fascinoso ma vulnerabile Mike, e la conturbante Jane Asher (fresca ex musa di Paul McCartney) in quello della viziosa e disinibita Susan.
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