Regia di Victor Fleming vedi scheda film
Rispetto al precedente adattamento del romanzo di Stevenson, diretto da Rouben Mamoulian nel 1932, questo di Fleming è meno riuscito anche se forse più famoso: l'ambientazione Vittoriana è resa in maniera più compassata e convenzionale, e anche tecnicamente il regista di Via col vento si rivela inferiore a Mamoulian, poichè le sequenze di trasformazione del dottore nel mostro, che ricorrono a una semplice successione di sovrimpressioni in primo piano, sono alquanto deludenti se paragonate alle invenzioni visive del film precedente (che ricorreva anche, in diverse sequenze, all'utilizzo della soggettiva, allora ancora piuttosto inedito). Anche l'inserimento di immagini oniriche che riprendono temi freudiani può apparire un pò ingenuo col senno di poi: il film centra il bersaglio soprattutto nelle sequenze fra Hyde e la prostituta Ivy, insolitamente crude e cariche di una sensualità malsana veicolata soprattutto dalla Bergman, che accettò coraggiosamente un ruolo contrario al suo cliché e seppe renderlo in maniera psicologicamente assai attendibile, risultando superiore a uno Spencer Tracy meno sorprendente del solito e a una Lana Turner insolitamente candida nel ruolo della fidanzata Beatrice. Per il resto, si tratta di un tipico prodotto dello studio system dell'epoca, meno arrischiato del film precedente anche nella rappresentazione della malvagità di Hyde, poichè, se si eccettuano le citate sequenze con la prostituta, in questo caso il tema della repressione sessuale che spinge alla distruzione e al delitto ha una risonanza un pò affievolita.
voto 7/10
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