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A proposito di tutte queste... signore

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su A proposito di tutte queste... signore

di ethan
7 stelle

Il film inizia nella camera ardente in cui è deposta la bara dove giace il maestro di violoncello Felix, presenziata dal critico Cornelius (Jarl Kulle), che ne ha curato la biografia, e vede sfilare tutte le sue donne, Adelaide (Eva Dahlbeck), Chimera (Bibi Andersson), Isolde (Harriet Andersson), Madame Tussaud (Karin Kavli), Traviata (Gertrud Fridh), Cecilia (Mona Malm) e Beatrice (Barbro Hiort af Ornäs). Con un flashback di quattro (numero prediletto) giorni, si torna all'arrivo di Cornelius alla villa, dove tenta in tutti i modi di incontrare l'enigmatico musicista ma rimane imbrigliato tra le spire delle tante donne che vi abitano e si contendono, in un clima di reciproci sospetti ed intrighi sotterranei l'inafferrabile maestro.

Ad una prima visione, circa tre mesi fa, confesso che 'A proposito di tutte queste... signore' mi era davvero piaciuto poco, concordando con gran parte della critica dell'epoca, che non fu molto generosa con l'opera in questione e ancor più con l'autore scandinavo, giudicando la prima un lavoro freddo e frivolo ed il secondo in crisi creativa - difatti Mario Verdone scrisse: ''A proposito di tutte queste... signore è un'opera mancata che conferma la recessione di Bergman'' - ma, rivedendolo ora, sulla scorta di tanti altri film visti o ri-visti del grande cineasta nativo di Uppsala, devo ammettere che, pur reputandolo un lungometraggio minore, rispetto a capolavori conclamati in prima battuta e tanti altri grandi suoi film in seconda, 'A proposito di' merita rispetto.

In primo luogo, per le sue funzioni 'terapeutiche', dato che, come già accadde con 'Sorrisi di una notte d'estate' a metà degli anni '50 e poi con 'L'occhio del diavolo' ad inizio decade successiva, dopo alcune opere di spessore altissimo, che lasciavano spossato il suo regista, in Bergman si avvertiva il bisogno 'fisico' di concedersi delle 'vacanze' d'autore con film volutamente più leggeri.

In secondo luogo perché tale film denota una certa scioltezza e libertà a livello narrativo, una buona resa tanto cromatica, grazie al puntuale lavoro di Sven Nykvist, per la prima volta alle prese con il colore, che alterna scene segnate da tenui tonalità pastello, ad altre dai colori molto vividi ad altre ancora seppiate, quanto nella cura di scenografie e costumi, una direzione attoriale di prim'ordine, con la corte formata dalle sue abituali muse disposte - per una volta - a non prendersi troppo sul serio e con Jarl Kulle nei panni del vanitoso critico sugli scudi, e soprattutto una vena dissacrante e pungente avente come bersaglio una certa critica che coglie il segno.

Certo non tutto fila liscio e a dialoghi e battute più riuscite se ne alternano altri non di prima qualità e degne di essere ricordate per la loro raffinatezza  e situazioni che non brillano per la comicità che intendevano convogliare - un po' fuori dalle corde dell'autore - ma l'opera conserva intatta un suo fascino kitsch.

Voto: 7 (v. doppiata).

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