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I racconti della luna pallida d'agosto

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su I racconti della luna pallida d'agosto

di Antisistema
10 stelle

Di troppo realismo si appassisce per poi morire, così solitamente molti registi avendo raggiunto il grado estremo di realismo nelle loro opere, decidono di spingere la loro ricerca artistica su territori metafisici, questo giovò a Rossellini con la trilogia della solitudine e sicuramente ha giovato alla grande anche a Kanji Mizoguchi, il quale dopo Vita di O-Haru Donna Galante (1952), non poteva proseguire oltre a livello stilistico su quel territorio d'indagine e così decide con I Racconti della Luna Pallida d'Agosto (1953) di spingeri su territori esplicitamente onirici se non totalmente irrazionali che trovano la propria linfa nella tradizione più arcaica Giapponese. 

Il Giappone del 1500 è un paese frammentato in numerosi feudi in perenne guerra tra loro, chi paga il prezzo delle continue guerre sicuramente sono coloro che si ritrovano più in basso nel gradino della scala sociale; la gente dei villaggi dell'entroterra Giapponese abitati da piccoli artigiani e poveri contadini, continuamente in pericolo e devastati dalle scoribande degli eserciti che deprendano ogni cosa e uccidono tutti coloro che gli capitano a tiro.

La vita è dura quanto grama e la poca stabilità dovuta alle continua guerre tra i vari signori feudali che varrà fine solo con la Battaglia di Sekigahara (1601) con cui Tokugawa Ieyasu unificherà il paese sotto la sua guida mettendo fine alla frammentazione del Giappone donando finalmente pace e stabilità al paese, è molto lontana dal verificarsi. 

In questo contesto Mizoguchi sviluppa una narrazione dapprima unitaria e poi parallela delle vicende del vasaio Genjuro e di suo fratello Tobei, interessato a comprare un'armatura da samurai ed unirsi ad un esercito, e al contempo delle loro moglie Miyagi (moglie di Genjuro e madre del loro unico figlio) e Ohama (moglie di Tobei). 

I nostri due piccoli capitalisti in potenza hanno appena ottenuto un bella somma di denaro vedendo nella città vicina il vasellame che hanno prodotto, così decidono di fare più soldi ancora, decidendo di fabbricarne ancora di più in modo da soddisfare la loro sete di guadagni; Genjuro diventa poco a poco sempre più avido tanto da trascurare a la moglie, mentre Tobei ha l'ambizione infantile di diventare un samurai, ma per farlo ha bisogno di comprare un'armatura e delle armi, incurante in tutto questo dei moniti della moglie. 

 

 

Se i nostri due citrulli in città riescono a concretizzare i loro sforzi in lauti guadagni, parallelamente si assisterà alla rovina delle loro mogli, vittime inermi dell'ambizione sconsiderata e cieca dei loro mariti. Miyagi tra numerosi stenti dovrà badare al piccolo figlio della coppia e cercare di sopravvivere al villaggio tra le continue scoribande degli eserciti con un esito sempre più precario ed incerto, mentre Ohama viene stuprata da alcuni soldati in un'imboscata improvvisa mentre cercava il marito Tobei e poco a poco prenderà una spirale sempre più negativa scivolando verso il basso. 

Mentre Tobei si ricopre di gloria ed onori come samurai, Genjuro sarà protagonista di situazioni al confine tra l'onirico ed il fantastico, quando Lady Wakasa, una ricca nobildonna, comprerà una partita di vasi che l'uomo consegnerà nella sua villa e resterà vittima del fascino di questa donna dalla bellezza irreale, ma così magneticamente attraente e affascinante. 

La bellezza figurativa e compositiva di Mizoguchi raggiunge picchi ulteriori rispetto alla sua opera precedente, questa volta l'immagine acquisisce connotati fantastici ed onorici regalandoci vere e proprie composizioni pittoriche dai fronti contrasti tra il nero ed un bianco così fortemente accecante grazie alla stupenda fotografia di Kazuo Miyagawa ed i bellissimi ed elganti costumi, vero e proprio elemento compositivo di una messa in scena sempre più rarefatta e fiabesca di Mizoguchi. 

 

 

Sviluppando il film partendo da elementi concreti e realistici, Mizoguchi poco a poco accentua il carrattere sempre più irreale sino a sfociare in una narrazione dal forte peso fantastico, dove il misterio trova l'apice in una sequenza lirica, poetica e toccante del ritorno a casa di Genjuro quando ritrova sua moglie Miyagi; un legame d'amore da parte della donna che è riuscita a superare anche la dimensione puramente materiale e fisica per entrare nel regno dell'irrazionalità, come d'altronde sono i sentimenti, i quali è praticamente impossibile spiegare.

Ancora una volta Mizoguchi in una società conservatrice come quella Giapponese, dimostra una sensibilità fuori dal comune verso la figura femminile a prescindere dalla bontà o cattiveria, la stessa Lady Wakasa agisce in funzione di sentimenti che le sono stati negati, poichè nonostante la sua posizione sociale, è stata una vittima della storia e dei tempi per via della sua condizione di donna. 

Premiato con il Leone d'Argento alla mostra del cinema di Venezia, spiace che non abbia ottenuto il massimo premio (che non venne assegnato), poichè oggi è un indiscutibile capolavoro assoluto della storia del cinema. 

 

scena

I racconti della luna pallida d'agosto (1953): scena

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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