Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
VOTO 10/10 Film di bellezza sublime, vincitore di un assurdo Leone d'argento al festival di Venezia, nell'anno in cui non fu assegnato il Leone d'oro (possibile che la giuria non abbia saputo riconoscere i meriti di quest'opera all'epoca?). Ricco di sequenze magiche e appassionanti, è costruito narrativamente attraverso due vicende che si intrecciano: un vasaio e suo cognato, che desiderano diventare dei samurai, fuggono dalla loro regione dove si combatte una guerra e si recano in città, dove, lontano dalle rispettive mogli, cercano di realizzare i propri desideri a ogni costo. L'ambizione degli uomini provoca la disgrazia delle donne, come in altre opere del regista; ma mai come in questo film la dimensione tragica della narrazione si associa ad un'estrema bellezza formale, con inquadrature che hanno lo splendore della più elevata pittura orientale in un bianco e nero a forti contrasti che porta la firma del grande operatore giapponese Kazuo Miyagawa. La messa in scena è allo stesso tempo frenetica e contemplativa, con numerosi e bellissimi movimenti della macchina da presa: Mizoguchi acquista la dimensione di un classico dai contenuti universali, non legati soltanto alla civiltà giapponese che ci descrive. Semplicemente immenso. Il carattere fantastico e fiabesco della vicenda influenzerà molti film giapponesi di fantasmi (fra cui Kwaidan di Masaki Kobayashi), che però ne riprenderanno soltanto gli elementi più esteriori, senza lo straordinario lirismo che accompagna ed esalta le immagini di quest'opera. Nel cast si ritrovano gli splendidi interpreti di tanti altri film del maestro giapponese come Masayuki Mori, Machiko Kyo e la grande Kinuyo Tanaka (anche se stavolta nessuno ha un ruolo di protagonista assoluto): tutti eccellenti come sempre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta