Regia di Steno vedi scheda film
Forse ai tempi poteva avere un po' più senso che ora, trent'anni dopo l'uscita; Dottor Jekyll e gentile signora già si apre infatti citando platealmente il successone al botteghino di quegli anni, Fantozzi, ed il protagonista è in sostanza proprio lo sfortunato ragioniere, quando cinico e spietato e quando timido e sottomesso. Ma non ci si schioda da lì: Villaggio (o, meglio, il suo personaggio, ma in fondo l'attore vi si distaccherà raramente, almeno per i prossimi quindici anni) comincia già ad essere una caricatura di sè stesso e viene elementare pensare che questo tipo di prodotti fossero realizzati in fretta e furia e senza grandi idee, solo per cavalcare l'onda del momento. La Fenech fa quel che deve fare, mostra le zinne e sa recitare in maniera dignitosa: cosa chiederle di più? Di spalla c'è Gianrico Tedeschi; musiche allegrotte di Trovajoli; il soggetto proviene chiaramente da Stevenson, ma viene adattato per l'occasione da un variegato team che comprende Castellano & Pipolo, Benvenuti, De Bernardi, Gianni Manganelli ed il regista. Moralismo all'acqua di rose e gag prevedibili: non è tremendo, ma neanche un lavoro memorabile. 4,5/10.
Un malvagio scienziato, al servizio di una megaditta senza scrupoli, sperimenta un elisir che per sbaglio lo trasforma in un bonaccione. Fa innamorare la bella collega, ma causa gravi danni alla ditta.
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Appena visto,una parodia ai limiti della guardabilita'...se non fosse per quel poco che fa vedere la Fenech...sarebbe da bannare,davvero brutto...grazie Miguel
La Fenech rimane sostanzialmente un unicum nel nostro panorama cinematografico, al di là della boutade un po' sbrigativa con cui liquidavo la sua presenza in questo film: attrice vera, con in più un corpo fantastico che non ha mai esitato - senza esagerare, naturalmente: parliamo sempre di cinema popolare - a svelare. Poche hanno avuto un simile campionario di qualità tutte insieme, solo lei così tante a mio parere.
Certo
Paolo Villaggio è stato un attore capace di "inguaiare" anche mostri sacri: non a caso, "La voce della luna" è letteralmente il peggior film di Fellini, mentre "Il segreto del bosco vecchio" è un Olmi inguardabile. Se ne potrebbero citare moltissimi di lavori ai quali ha dato la botta finale ("Cari fottutissimi amici" non venne mai più citato da Monicelli quando per caso si trovava a discutere della sua opera omnia, mentre la carriera di Nanni Loy subì un arresto dopo i due lavori con il comico genovese): non deve quindi meravigliare la scasa riuscita di questa pellicola, molto noiosa e dove anche se la Fenech è (ben) guardabile, offre molto meno che altrove. Anche ai tempi, caro Mig, non aveva senso, te lo dice uno che, ragazzino assai, lo vide al cinema, dove fu salutato alla fine con una bordata di fischi (a quei tempi gli spettatori ancora si facevano sentire, ne ricordo eccome di applausi in diretta, di "ooh!", di risate non certo contenute...persino di lacrime!). Probabilmente, il motivo sta nelle sue caratteristiche: Paolo Villaggio "è" Fantozzi, cioè una maschera - riproposta in modi simili in Fracchia - che attinge, a suo modo, dalla commedia dell'arte e che, come tale, non può essere rappresentata in altri modi. Tra i tanti demeriti, però, un merito ce l'ha: data la sua "spocchia" - ma sia detto in termini giocosi - rifiutò persino di leggere il copione de "La mazurka della santa, del barone e del fico fiorone", che, vivaddio, venne interpretata da Ugo Tognazzi, lanciano in qualche maniera Pupi Avati che, altrimenti, oggi farebbe il droghiere (ne esistono ancora ?) a Bologna, magari al Borgo Panigale. Un caro saluto! Mauriz
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