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Apollon, una fabbrica occupata

Regia di Ugo Gregoretti vedi scheda film

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La recensione su Apollon, una fabbrica occupata

di mm40
6 stelle

Fine 1968: gli operai della tipografia romana Apollon occupano lo stabilimento, che rischia di essere chiuso.

 

Cineasta di sinistra, Ugo Gregoretti ha sempre saputo tenere disgiunte le sue due principali anime: quella relativa a un certo gusto autoriale e quella votata a un cinema d'impegno, formalmente accettabile ma focalizzato sui contenuti. Naturalmente Apollon: una fabbrica occupata è un lavoro appartenente alla seconda sezione, quella più politicizzata e capace di un approfondimento critico - per quanto evidentemente schierato ideologicamente - utile negli anni a venire per ricostruire il contesto sociale dei fatti narrati. Quello sulla tipografia romana Apollon, occupata dalla gran parte degli operai terrorizzati dall'idea di perdere il lavoro con l'imminente chiusura dello stabilimento, è probabilmente il documentario più noto del regista; giusto che sia così perchè i settanta minuti della pellicola dimostrano lo sguardo acuto e il taglio cronachistico brillante di Gregoretti, che qui si avvale per il commento della voce fuori campo di (nientemeno che) Gian Maria Volontè, sorta di marchio di qualità sul prodotto. Le musiche dissonanti e rumoristiche sono firmate da Mario Schiano, il cui nome è indissolubilmente legato alla via italiana al free jazz. 6/10.

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