Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
A mio avviso il cinema di Satyajit Ray sta all'India come quello di Ozu sta al Giappone: non sono un profondo conoscitore nè di questo paese dalle mille sfacettature né della filmografia del cineasta nativo di Calcutta ma penso che, come per il maestro giapponese, attraverso la sua opera si possa comprendere lo spirito di una nazione e di un popolo.
Secondo capitolo della 'Trilogia di Apu', 'L'invitto' racconta, attraverso le vicissitudini di un ragazzo, la povertà, l'arretratezza economica di un paese diviso in caste e governato da tradizioni millenarie ma anche la dignità e la voglia di emergere da tali situazioni di profondo disagio.
Il modo di fare cinema di Ray è stato paragonato a quello dei nostri autori del neorealismo, anche se, secondo me, a parte l'ambientazione 'on locations' e il ricorso ad attori non professionisti, ha ben poco da spartire.
Un cinema ostico ma 'necessario'.
Voto: 8 (visto in v.o.s.)
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