Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Seguito di "Il lamento sul sentiero", consolidò la fama di Satyajit Ray vincendo il Leone d'oro alla mostra di Venezia nel 1957. Qui si racconta l'adolescenza di Apu dal suo trasferimento a Benares con la famiglia, passando per la morte del padre, il trasferimento in un paese di campagna con la madre, i suoi brillanti risultati scolastici e i successivi studi a Calcutta e infine la morte della madre, forse la vera protagonista del film. Si ritrovano le stesse qualità che avevano reso eccezionale il film precedente: in particolare la giustezza nel dettaglio, l'acutezza nella descrizione realistica, l'intensità psicologica nella descrizione del rapporto madre-figlio, forse con qualche lieve cedimento descrittivo nella parte ambientata a Benares. Ray si conferma un regista di grande raffinatezza visiva, con immagini insolite quali il volo di uccelli che accompagna la morte del padre o il montaggio parallelo fra Apu che studia a Calcutta e la madre che si ritrova da sola nel villaggio di campagna, sdraiata sotto un maestoso albero con il volto triste e angosciato. Nel finale, una scena di fortissima commozione quando Apu torna al villaggio ma non riesce a salutare la madre, di cui si sono appena svolti i funerali, e si rende conto di averla trascurata in maniera egoistica, di non essere stato in grado di comprendere il suo bisogno di vicinanza al figlio (e l'intensità di questo legame era stata espressa in maniera davvero magistrale dall'interpretazione di Karuna Banerjee nel ruolo della madre). Un film assolutamente da recuperare per la conoscenza di un grande regista, purtroppo pochissimo noto in Italia.
VOTO 9/10
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