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Estranei

Regia di Andrew Haigh vedi scheda film

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La recensione su Estranei

di Peppe Comune
8 stelle

Adam (Andrew Scott) è uno sceneggiatore che vive da solo in un elegante palazzo londinese. Un giorno bussa alla sua porta Harry (Paul Mescal), un uomo alquanto misterioso che gli si presenta come il suo vicino di casa e che, con estrema disinvoltura, gli lascia intendere di essere attratto da lui. Adam è gay ma la sua rettitudine gli impedisce di corrispondere a queste avance in maniera così repentina. Poi succede che un giorno si incammina verso la casa della sua infanzia e qui incontra i suoi genitori. Niente di male se non fesse che il padre (Jamie Bell) e la madre (Claire Foy) sono morti in un incidente quando lui aveva appena dodici anni, quando i suoi impulsi sessuali già si facevano sentire. Adam incontra più volte i suoi genitori e con loro ha modo di riempire qualche vuoto rimasto in sospeso. Anche con Harry si rivede e anche grazie a lui ha modo di superare qualche insicurezza.  

 

Paul Mescal, Andrew Scott

Estranei (2023): Paul Mescal, Andrew Scott

 

Una persona totalmente estranea rispetto a tutto ciò che è stato l’indirizzo preso dalla  vita di una persona può essere esattamente quella capace di aprire porte che non si volevano aprire del tutto, di colmare distanze con le sue innate insicurezze, di farla guardare finalmente allo specchio con un coraggio che non sapeva di possedere. Un estraneo, senza neanche rendersene conto perché non ne avrebbe alcuno strumento conoscitivo, per il solo fatto di palesarsi come una piacevole eccezione in mezzo al grigiore dell'ordinario, può indicare la strada che conduce all'origine di un malessere mai risolto, fino a portarlo ad affrontare i fantasmi che lo hanno generato. Un estraneo, per il solo fatto di incarnare proprio in quel momento una verità non corrotta dal peso dei compromessi sociali, può condurre quella persona a scoprirsi estranea a se stessa, che magari ha osato trasformare con troppa faciloneria il rimpianto per una cosa non detta o fatta in senso di colpa. 

Di questa sostanza narrativa è fatto “Estranei” di Andrew Haigh, un film posto sul confine indistinguibile tra il reale e il desiderato, tra ciò che si vive con concreta partecipazione emotiva e ciò che rende consistenti anche i prodotti della fantasia. Quanto basta per fare di “Estranei” un film di amore e di fantasmi. Di amore che si lascia solo immaginare perché i dolori occupano ancora troppo spazio per fornirgli l'adeguato respiro. E di fantasmi che si mettono i vestiti della consistenza per orientare verso la salvazione dei sentimenti precari. L’amore e i fantasmi vivono nella solitudine di Adam, uno scrittore in balia delle sue insicurezze e alle prese con un destino che potrebbe cambiare direzione. La solitudine di Adam trova il suo contraltare in Harry, un affascinante sconosciuto che gli si presenta tutto d'un tratto come per offrirgli un corpo in cui affogare i desideri d'amore e delle braccia tese verso i fantasmi che popolano il suo mondo. Grazie ad Harry l’omosessualità di Adam getta un ponte fin dove i suoi genitori possono conoscerla per quella che è sempre stata e per come mai si è potuta confessare.  

Il film diventa perciò un andare avanti e indietro dentro uno stesso presente, ma a contatto con persone che di quel presente dovrebbero essere solo dei piacevoli ricordi perché hanno abitato un passato che non torna più. Ma siamo al cinema e la temerarietà stilistica può portare la narrazione filmica a rendere irrilevante il confine preciso tra ciò che è frutto esclusivo della fantasia è ciò che è concretamente legato alla realtà. Al cinema è sempre possibile destrutturare a piacimento la consueta linearità spazio-tempo, e sotto questo aspetto, Andrew Haigh è stato bravo a rendere un carattere interessante del film il fatto che nell’ipotetica fantasia di uno scrittore si possa trovare quanto serve in concreto per venire a capo delle proprie insicurezze. Adam ha paura di superare le soglie della sua solitudine perché non sa dove potrebbe condurlo. Così, seppur in maniere diverse, Harry e i suoi genitori, un estraneo che si conosce appena e le persone che più di ogni altro hanno saputo interpretare i suoi silenzi, gli offrono la possibilità di imparare a convivere meglio con sé stesso.  

L'omosessualità trova un amante e appassionato con cui sprigionare tutto il desiderio d'amore. I sensi di colpa trovano la chiarezza che ci voleva per poter varcare la porta in beata solitudine.  

Insomma, “Estranei” è un film dalla veste elegante che si aggira spavaldo tra il fantastico e il realistico. Vive della forza dirompente dei sentimenti, trattati dalla regia praticando la giusta distanza e adottando l’adeguato distacco. Il narrato cammina spesso su quel confine superato il quale si rischia di rendere melenso ogni slancio affettivo. Ma l’autore inglese non lo supera mai quel confine, ed “Estranei” non giunge mai ad apparire ricattatorio per eccesso di buonismo o retorico per mancanza di equilibrio. Un buon film, con un finale sorprendente che invita a “rivedere” quanto già visto usando magari una diversa chiave di lettura. 

 

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