Regia di Ronald Neame vedi scheda film
Quando vedo film degli anni 60/70, come dossier Odessa, la nostaglia per quell’era, che oramai è quasi una nuova epopea classica, si riaccende. Sono del 1972 e quindi mi sussulta il cuore quando rivedo contesti che mi risultano familiari ed è bello per me rivedere arredi, telefoni, autovetture (il mitico squalo della Citroen, che solo da grande ho capito quanto fosse stiloso) che sono un lontano ricordo per me e forse un parente remoto del medioevo per i giovani d’oggi.
La nostalgia aumenta sentendo le voci meravigliose dei doppiatori di quel periodo: perfette, armoniose, bellissime: sono certo che il doppiaggio italiano ha dato qualcosa in più al film.
Similmente gli attori sono eleganti e ben rasati, anche quelli che interpretano ruoli secondari o di killer: i membri dell’organizzazione Odessa sono affettati, elegantissimi e la loro costruzione psicologica centra, a mio avviso, il profilo psicologico delle SS: sorridente perversa crudeltà
E’ curioso vedere Jon Voight, papà della celebre Angelina Jolie, ma egli stesso grande e famoso attore, giovane e scattante, perfettamente calato nel ruolo di un giornalista free lance di Amburgo.
Non me lo immaginavo giovane, perché l’ho visto sempre da vecchio e da bambino lo confondevo sempre con Cristopher Walken e in fondo quest’ultimo da anziano assomiglia a Jon Voight da giovane: forse uno dei miei classici miraggi di quando vedo i film nottempo.
La storia è solida e non poteva essere diversamente visto che il soggetto è di Frederick Forsyth, autore anche del romanzo. Visto con gli occhi del 2023, il film ha qualche momento di lentezza, ma complessivamente scorre e si segue con grande interesse.
Per chi come me, ama i complotti, lo spionaggio, le organizzazioni segrete è una festa.
Due notazioni ancora sugli attori: Derek Jacobi, celebre anche per le sue performance teatrali ma anche per la serie con il monaco investigatore Cadfael (capito Don Matteo?); Maximilian Schell, artista spesso trascurato, e la bellissima attrice inglese Mary Tamm, che ci ha lasciato troppo presto.
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