Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
"L'angelo ubriaco", di un anno precedente rispetto a "Cane randagio", è il primo capolavoro di Kurosawa, il suo primo film veramente libero da condizionamenti censori e produttivi. Il regista rappresenta con grande novità stilistica e secchezza narrativa, quasi all'americana, le vicende di due personaggi il cui fallimento è evidente fin dalle prime battute (uno è un medico alcolizzato, l'altro un boss yakuza di mezza tacca minato dalla tubercolosi), ma ai quali la vita offre una possibilità di riscatto. Dei due, solo il medico saprà agguantarla, aggrappandosi alla propria professionalità, a quella che ancora una volta si potrebbe chiamare la missione medica. A questi personaggi non si chiede nulla di titanico o di eroico: il compito di Sanada è quello di cercare di distruggere quanti più bacilli si trovino nei polmoni del paziente, mentre Matsunaga dovrà semplicemnte tentare di salvare la propria vita. Mentre però il medico saprà percorrere questa china, il boss rimarrà ancorato al solito antiquato e malinteso senso dell'onore che gli impedirà di prendersi cura perfino di sé stesso. Non sarà sufficiente l'appiglio che gli viene offerto da questo inatteso angelo alcolizzato.
"L'angelo ubriaco" è un film che anticipa certi temi dei film successivi di Kurosawa, da "Vivere" (che sembra nato da un'appendice di questo film, quando si vedono i ragazzini che giocano nello stagno infetto che si trova accanto alla clinica di Sanada) a "Barbarossa", che parlerà di un altra figura di medico, ma altrettanto meritevole di ammirazione come quella del medico ubriacone, fuoriuscito forse da "Ombre rosse" di Ford, interpretato in maniera eccezionale dal grande Shimura. Film notevole, impreziosito dalla prima interpretazione per Kurosawa fornita dal giovane Toshiro Mifune, che interpreta questo boss perdente e perduto con un fondo di amara ironia: quando il medico gli diagnostica il buco nel polmone, Matsunaga risponde «Meglio, così ci passa più aria!».
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