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L'angelo sterminatore

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su L'angelo sterminatore

di alan smithee
10 stelle

In una villa alto-borghese due coniugi organizzano una cena di gran lusso: ma qualche dettaglio comincia a preannunciare che succederà qualcosa di strano: la servitù, per svariati motivi, spesso superflui, cerca di dileguarsi, utilizzando anche scuse banali (i topi che scappano istintivamente, fiutando un pericolo che non conoscono, inconsapevoli delle cause, ma certi che la nave stia affondando giù nell'abisso); incidenti madornali funestano il buon procedere dei pasti, mentre altre sorprese in vista, tipo lo sfoggio di animali esotici, vengono rimandati per non alterare l'umore di alcuni ospiti più conservatori.

Poi improvvisamente l'incredibile: nonostante l'ora tarda, tutti gli ospiti nemmeno pensano di tornare ognuno a casa propria, ma si accampano in salotto per dormire. La mattina, finalmente intenzionati ad andarsene, provano inutilmente a varcare la soglia del salone della festa, ma si accorgono che una forza bizzarra e incontrollabile li attira nella stanza, impedendo ad ognuno di uscire.

A quel punto, in una incognita temporale secondo la quale perdiamo noi stessi il senso del tempo effettivamente trascorso, l'attesa di poter uscire, la paura di restare bloccati all'interno di quelle mura, a patire la fame e la sete, a sopportare le richieste di aiuto dei più anziani e deboli debilitati e a rischio di vita, emergono sfrontatamente le verità e l'ira appropriata per lasciare da parte il bon ton e l'educazione, e spingendo i superstiti a dirsi tutto senza frintendimenti o riserve.

Bunuel ci parla con sarcasmo e un tocco di surrealismo folgorante tutto simbolismi ed astrattezze che ha spesso reso grande, anzi unico, il suo cinema, delle ipocrisie e delle meschinità di una classe che ha imparato male ed in fretta a gestire il potere che ora ha tra le mani, e per questo appare spesso goffa, insicura, non in grado di gestire le potenzialità di una autorità che nessuno di loro riesce bene a dominare.

E la difficoltà, anziché aguzzare l'ingegno, li isola ancora di più ognuno nel proprio egoismo, che impedisce loro di allearsi per sconfiggere un nemico invisibile che si annida dentro la loro psiche malata e contaminata da una ebbrezza di potere che li ha portati ognuno a manifestare i segni di una follia collettiva senza controllo.

Uno dei capolavori indiscusi del grande maestro spagnolo, lungo il suo fertile, ispirato, arguto ma in fondo doloroso esilio messicano.

 

 

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