Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Al termine di una serata passata a teatro, un gruppo di esponenti dell'alta borghesia cittadina si riunisce in una lussuosa villa per una cena di gran classe. Finito il ricevimento, i notabili non accennano mai ad andarsene. Solo dopo molte ore si avvedono della stranezza della situazione e realizzano che c'è una forza arcana che impedisce loro di oltrepassare la soglia che conduce oltre la stanza in cui sono rinchiusi.
L'attacco più feroce all'alta borghesia, ai suoi vizi privati e pubbliche virtù, non poteva che arrivare dall' "ateo per grazia di Dio", da un'apologeta del surrealismo come Louis Bunuel, che affida a numerosi segni indiziari il compito di rappresentare, tanto i riferimenti più o meno diretti all'Apocalisse biblica (il senso generale di una punizione da infliggere), quanto l'iconoclastia di fondo che sta alla base dell'intera vicenda. I segni premonitori già si avvertono quando, senza alcun motivo plausibile (è sempre così nel film), la servitù se ne va alla chitichella e nella villa rimangono solo gli esponenti dell'alta società. Domande che non ricevono risposte e discorsi che rimangono inevasi, danno poi la misura dello stato d'insensatezza che inizia a respirarsi in quel salotto e Bunuel è grandioso nel trasmettere lo stato di crescente tensione che via via avvolge i notabili presenti limitandosi semplicemente a fissarli, a esplorarli nell'evolversi dei loro cambi d'umore. Si comporta come lo studioso che sta vivisezionando l'oggetto della sua indagine divertendosi a togliergli la maschera che ha sempre portato, a mettere a nudo davanti al mondo tutto il suo corollario di ipocrisie. "L'angelo sterminatore" è un processo solenne contro gli esponenti dell'alta società condotto con una modalità che fa pensare a una rivincita agognata per troppo tempo. Si azzera la volontà di agire a persone che l'hanno sempre potuta imporre agli altri ; si smascherano vizi che per per molto tempo e tanta maestria hanno saputo tenere nascosti ; li si scaglia l'uno contro l'altro aprendo crepe nel loro corporativismo massonico. Cadono le etichette ed entrano in scena i vicendevoli egoismi, le particolari bramosie, e alla costruzione di un rapporto solidaristico che serva a mitigare la tragicità della situazione, si oppone la ricerca di un capro espiatorio, di un responsabile da immolare come agnello sacrificale, di una spiegazione qualsiasi che valga a giustificare le colpe di ognuno. Sopraggiunge la morte, la fame, la sete, i fantasmi iniziano a serpeggiare nella mente di ognuno (memorabile la sequenza della mano danzante) e Bunuel è vigile sulla progressiva degradazione a cui giungono i rispettabili esponenti dell'alta società, sulla miserevole condizione a cui sono stati ridotti da un non ben identificato essere vendicatore. Letteralmente magistrale la parte finale del film, quando i notabili, convinti di aver trovato l'antitodo per la loro definitiva salvazione, si trovano tutti riuniti nella cattedrale che, "come la gabbia che imprigiona il peccato, si chiuderà per l'ultima volta e sarà per l'eternità". Capolavoro assoluto della settima arte.
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