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L'angelo sterminatore

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su L'angelo sterminatore

di Baliverna
10 stelle

E' una capolavoro (che ricorda vagamente “I progionieri dell'oceano” di Hitchcock), ma è difficile da interpretare, tanto più se si conosce l'avversione ai simboli di questo singolare regista. Avventurarsi quindi in intricate simbologie e arditi accostamenti sarebbe fuorviante. Al più, se potessimo domandarne conferma a don Luis, lui direbbe “Può darsi, ma io non ci avevo neppure pensato”. Per quanto poco possa valere quello che penso io, ci vedo (riguardo al nucleo del film) la rappresentazione di un sentimento che Buñuel doveva provare, e che a molti capita di sentire almeno ogni tanto: il rinviare cioè, in modo immotivato e ripetuto, un qualcosa che si deve fare, fosse anche una piccola azione quotidiana. Ciò avviene spesso per nessuna vera ragione, oppure per motivazioni quanto mai vaghe (adesso non mi va, lo faccio domani, perché non fare prima quest'altra cosa?). Il rinvio reiterato di un'incombenza provoca un piccolo senso di esasperazione, che pure non è sufficiente a rompere gli indugi. I malcapitati del film, infatti, non sanno perché non possono uscire dal salone; questa stessa verità esce a fatica dopo che ciascuno riconosce di aver usato inizialmente risibili e inconsistenti pretesti per non andarsene. Il risultato è un vero e proprio blocco psicologico, ormai privo di qualsiasi motivazione. Indimenticabili le scene di chi tenta di uscire, ma si ferma poi a guardare l'uscio, bloccato. E poi è prodigiosa la fantasia del regista nel gestire il tempo di permanenza nella casa, che in mano ad altri cineasti sarebbe stato di una noia mortale.
Quanto alla tematica religiosa, secondo me si può dire poco. Certo, ci sono le iscrizioni sull'Apocalisse, la “Via della Provvidenza”, il voto di far celebrare un “Te Deum” di ringraziamento. Tuttavia un'interpretazione in chiave di Parusia e Giudizio Universale della vicenda narrata mi sembra azzardata. Forse il regista ha inserito questi elementi perché gli andava di farlo, e basta. Del resto a Buñuel, un ateo ricco di contraddizioni (“ateo per grazia di Dio”), frullavano per la testa problematiche e temi religiosi come pochi credenti. Ne era quasi ossessionato, nonostante il suo rifiuto di credere.

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