Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Tratto dalla Bestia umana di Emile Zola (sceneggiato da Renoir stesso), L'angelo del male è un racconto nero e disperato sulla follia e sull'opportunismo. Se lo scrittore adattava le sue opere alla morale positivista (tutto tende al progresso materiale e scientifico, in sbrigativa sostanza), il regista pare piuttosto interessato ad una trasposizione del romanzo dal punto di vista dei rapporti di coppia, cercando di mostrare quanto sia difficile mantenere un'accettabile ragionevolezza (ed un'indipendenza, un pensiero proprio) all'interno del rapporto con un'altra persona. E in particolare va giù duro con la protagonista, gelida e spietata amante di vari uomini, con un solo intento però: la propria realizzazione. L'alcolismo del protagonista maschile è invece solo accennato, tanto che spesso pare semplicemente succube della donna; il finale tragico senza mezzi termini è un arrendersi all'impossibilità di mantenere logica, coerenza, individualità (si pensi anche al collega macchinista che si vanta di innumerevoli conquiste) nell'approccio all'altro sesso.
Lei è piacente e frivola, lui maturo e geloso; l'uomo uccide il di lei amante su un treno. Unico testimone un macchinista, che nega tutto, ma corteggia la donna. Lei gli chiede di uccidere il marito.
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