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L'angelo del male

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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La recensione su L'angelo del male

di steno79
10 stelle

Jean Renoir negli anni 30 è stato probabilmente il più grande regista del mondo, avendo diretto numerosi capolavori assoluti della Storia del cinema fra cui il formidabile quartetto che comincia con "Une partie de campagne" (girato nel 1936, ma uscito dieci anni dopo), prosegue con il leggendario "La grande illusione" e il meno famoso "L'angelo del male" e si conclude con il gigantesco "La regola del gioco", il più temibile rivale di "Citizen Kane" per il titolo di Miglior film della Storia. Venendo al film del 1938, in originale "La bete humaine", forse la sua reputazione ha leggermente sofferto rispetto a quella di questi altri grandissimi film, ma si tratta ugualmente di una pellicola eccezionale, un adattamento del romanzo omonimo di Emile Zola con l'ambientazione spostata dagli anni del Secondo impero a quelli contemporanei. Pur con alcune libertà rispetto alla pagina scritta, il nodo del romanzo naturalista sul peso di una tendenza omicida ereditata dagli avi nel macchinista Jacques Lantier è espresso in maniera ammirevole nelle immagini da Renoir, che inizia e conclude il film con riprese di notevole virtuosismo del tratto ferroviario Parigi-Le Havre filmato dal treno in corsa. Il fatalismo zoliano sul determinismo genetico che spinge al crimine è espresso in un'atmosfera da film Noir che influenzerà nettamente Visconti per "Ossessione", ma anche molti epigoni americani del dopoguerra che raramente potranno competere col talento di Renoir. Numerose scene memorabili, fra cui il tentativo di omicidio di Flore evitato grazie al passaggio di un treno che tranquillizza Jacques, l'omicidio di Grandmorin che viene dato in ellissi ma di cui assistiamo ai meticolosi preparativi da parte di Roubaud, e poi quello assurdo e al contempo straziante di Severine in una parte finale ad altissima tensione. Jean Gabin è straordinario nella sua incarnazione di un eroe tormentato fino al disturbo psichico ma che mantiene una sua dignità e perfino bontà apprezzata soprattutto dalle donne, Simone Simon è già in odore di "Cat people" ed è in effetti sensuale e disarmata come la donna felina del film hollywoodiano di Tourneur, e fra i caratteristi da menzionare almeno il sinistro Fernand Ledoux nella parte del marito assassino tradito. Il film ha una progressione drammaturgica infallibile e il finale parzialmente diverso da quello del libro non perde in vigore ed efficacia. Difficile stabilire se sia allo stesso livello di "La grande illusione" o "La regola del gioco", ma rimane ugualmente geniale, con innesti di Fronte popolare e di atmosfera da Realismo poetico che lo rendono probabilmente meno datato di altre pellicole coeve come quelle di Marcel Carne' sempre interpretate da Gabin.

Voto 10/10

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