Regia di Fernando Arrabal vedi scheda film
Minestrone di tutti i clichè e le mode culturali della sua epoca, e quindi inutile sottolinearlo, tremendamente datato, che va dalla provocazione surrealista e antiborghese, alla critica della civiltà massificata, al misticismo, alla psicoanalisi.
Particolarmente ingenua la critica alla società dei consumi, con simbologie di un didascalismo e semplicismo quasi imbarazzanti, come l'albero potato che diventa una donna nuda a cui viene strappata la lingua, o il montaggio "analogico" tra i fumatori di sigaro e il bambino che viene allattato. Insomma il valore del film non va oltre quello di semplice "curiosità" weird, sebbene non manchino i soliti fanatismi di chi urla al capolavoro.
Particolarmente delirante la dichiarazione di tal Raymond-Leopold Bruckberger, critico di Le Monde: "Arrabal è meglio di Fellini, di Ingmar Bergman...sta al cinema come Rimbaud sta alla poesia"....
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta