Regia di Arthur Hiller vedi scheda film
Commedia nera tinta farsescamente di giallo, si regge interamente sulla prova di George C. Scott e la sceneggiatura (premiata con l'Oscar) di Paddy Chayefsky. Per chi ama questi due signori, un gran film; per chi li odia, un filmaccio; per chi ne è indifferente, un film mediocre che mette troppa carne al fuoco. Io li amo, dunque gran film.
Un medico in piena crisi esistenziale (George C. Scott) lavora in un ospedale pubblico, il cui normale caos viene acuito da una serie di omicidi. Il nostro protagonista dovrà contemporaneamente resistere agli impulsi suicidi; risolvere il mistero degli omicidi; confrontarsi con le idee e le grazie di una bella hippie (Diana Rigg), figlia di un paziente dell'ospedale.
La forza del film risiede tanto nella magnetica interpretazione del grandissimo Scott, attore superbo che ha dato moltissimo e ricevuto ben poco per via del suo caratteraccio (un Oscar se l'è comunque aggiudicato), quanto nell'ottima sceneggiatura di un maestro come Paddy Chayefsky, che per questo film si aggiudicò il suo secondo Oscar su 3. In questo film ci sono tante cose, troppe forse: tuttavia, tra dramma esistenziale, giallo, farsa e satira sociale e burocratica, tutto risulta ben amalgamato. Il risultato è una commedia nera con sfumatura di giallo farsesco, ben diretta dal mestierante Hiller, che si regge interamente su attore protagonista e sceneggiatura. Forse meriterebbe solo 4 stelle, ma la recitazione di Scott e le sceneggiature di Chayefsky sono tra i migliori prodotti del cinema americano del dopoguerra.
P.S. Il titolo italiano è completamente fuorviante (e non è la prima volta).
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