Regia di Fritz Lang vedi scheda film
C’è lo spirito di Berthold Brecht dietro questo poco conosciuto gioiello del cinema degli anni Quaranta, anche se il drammaturgo viennese litigò con Lang e ritirò la firma. Ma c’è anche tanto dell’animo dello stesso Lang, che da sempre ha avuto cari i temi della solidarietà umana che si traduce in una solidità indistruttibile da alcuna repressione, minaccia o violenza. “Anche i boia muoiono” è una straordinaria riflessione sulla forza della comunità contrapposta alla debolezza e alla meschinità del singolo, spesso arroccato su interessi e privilegi, e temibile traditore di se stesso. Costruendo la vicenda come un poliziesco classico, in cui sino alla fine si segue l’investigazione dei nazisti per vedere se questi scopriranno il colpevole, da subito noto allo spettatore, Lang realizza un film pregevole e coinvolgente, sull’autoritarismo, sulla guerra e sulle pulsioni dell’uomo, animale sociale e solidale e, al tempo, lupo per gli altri uomini; tracciando, con illuminante lucidità, un percorso verso la fraternità e il reciproco supporto come unica via per superare la barbarie. È solo in una condizione di cooperazione attiva e privazione del singolo che l’essere umano potrà divenire “superuomo”, elevandosi a specie migliore ed emancipandosi dai suoi orrori. Notazione speciale per il modo in cui il regista tedesco adopera luci e, soprattutto, ombre: più di un’inquadratura (specialmente degli interrogatori) è da brividi sulla schiena per intensità e forza morale.
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