Regia di Milos Forman vedi scheda film
Un reparto di militari viene trasferito in una cittadina di provincia per affiancare la manodopera femminile di un calzaturificio: durante la festa di benvenuto tre di loro cercano goffamente di darsi da fare con le ragazze locali, ma quella più sveglia passa la notte con il pianista ingaggiato per l’occasione; qualche giorno dopo va a trovarlo a Praga senza preavviso, e si rende conto di essere di troppo. Sembra un film commissionato dalla vecchia DC, tanto è squallido lo spaccato di vita quotidiana oltrecortina che offre, e tuttavia i modelli a cui guarda sono chiaramente occidentali (francesi, e ancora più inglesi): è il ritratto desolante di una gioventù senz’arte né parte, senza ideali, senza aspirazioni che non siano legate ai bisogni immediati. Una storia semplice, anzi ostentatamente banale, che non solleva mai lo sguardo e si esaurisce in dialoghi prolissi che girano intorno al nulla: prima quelli dei tre militari di mezza età tentati dalla voglia di avventura, poi quelli dei genitori del pianista che si rinfacciano l’un l’altro le proprie responsabilità educative. Questo, almeno, per quanto è possibile giudicare dalla versione doppiata (male), dove Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli accompagna assurdamente i titoli di testa e di coda.
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