Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Parigi. Un perdigiorno facoltoso, figlio di un dottore, viene privato dal padre dell'auto; il ragazzo decide così di rubarne una. Viene subito intercettato da una banda di professionisti del furto d'auto e comincia a lavorare per loro. Si innamora anche della sorella di uno dei suoi complici, ma la polizia è già sulle tracce della banda e occorre scappare.
Il primo film di Billy Wilder è una specie di 'incidente di percorso': già attivo come sceneggiatore e temporaneamente trasferitosi in Francia (poichè in Germania in quegli anni la vita per gli ebrei cominciava a essere impossibile), il futuro autore di tante grandiose commedie si mette alla prova con un lungometraggio poliziesco a tinte noir, comunque non privo di ironia soprattutto in qualche gag visiva. Forse la storia (scritta da Jan Lustig, Max Kolpè e Wilder stesso, con la collaborazione di Claude-Andrè Puget) scandaglia gli ambienti malavitosi parigini in maniera un po' troppo grossolana, puntando più sul ritmo e sull'azione che sull'intreccio della trama stessa, un po' sfilacciata e con un finale buonista che non risolve granchè (i 'cattivi' vengono puniti, uno perfino con la morte, ma il protagonista, presupposto eroe positivo, è tutt'altro che buono: sottilmente Wilder comincia a gettare le basi per le sue future produzioni, in cui difenderà con cinismo e sarcasmo gli inevitabili difetti e debolezze dell'uomo). Opera non molto originale dalla durata limitata a poco più di settanta minuti, ma senza alcun intoppo: piacevole. Nel cast: Danielle Darrieux, Pierre Mingand, Raymond Galle, Jean Wall e Paul Escoffier; Wilder attenderà saggiamente altri 8 anni prima di dare alla luce la sua seconda regia, Frutto proibito (1942): scelta azzeccatissima poiché proseguendo nel frattempo la carriera di sceneggiatore avrà modo di studiare da vicino il lavoro sul set di Ernst Lubitsch (ma non solo), che si rivelerà determinante per il futuro cinema wilderiano. 6/10.
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