Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
Vancini ha una predilezione per far vedere i suoi personaggi truccati da vecchi: come fece con Ferzetti e Cervi nella "Lunga notte del '43", qui fa con la Gastoni e Mann, per non parlare del "Delitto Matteotti", dove truccava tutti gli attori come i politici dell'epoca. La vicenda del film, la storia d'amore tra una matura vedova e un giovane studente nell'ambito degli ultimi anni del fascismo, è tratta da un racconto di Carlo Bernari, che però l'aveva ambientata a Roma, anziché nella Ferrara natìa di Vancini. Il film ha più difetti che pregi e se uno lo vuol vedre per ammirare il corpo di Lisa Gastoni è meglio che s'indirizzi su altri film dove mostra di più. La storia è narrata più dal punto di vista di lei (quello romantico) che da quello di lui (quello politico), e proprio le sequenze relative alla storia sentimentale male si amalgamano con quelle di stampo politico. Nonostante ciò, l'impegno di Antonio è abbastanza credibile, proprio perché affrontato da uno che è tutt'altro che un pasionario. Mann e la Gastoni sono una coppia figurativamente sbiadita a tal punto da risultare plausibili come prototipo dell'epoca: e lei è più brava di lui. Il film si lascia seguire dall'inizio alla fine; c'è un finale non banale con lui che lascia deluso il campo estivo della GIL; ci sono inserti inutili ambientati ai giorni nostri (vabbe', del '74) e c'è un'inutile morte della protagonista. Alla fine si rimane comunque a bocca asciutta.
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