Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Kaurismaki aveva già trascinato i personaggi di Delitto e castigo nella Finlandia sua contemporanea; qui la sua vena a cavallo fra l'omaggio e l'iconoclastia passa da Dostoevskij a Shakespeare, sempre mantenendo una certa irriverenza nei confronti dell'opera originale. Eppure riuscendo fresca, curiosa, densa di un umorismo spettrale e cinico: personaggi frastornati dalla vita, amori irrealizzabili, profondi screzi nella cornice algida (sensazione fomentata dal bianco e nero della pellicola) delle terre nordiche. Kaurismaki non ha alcuna paura (nè tantomeno sprezzo) dei classici e dei massimi nomi della letteratura mondiale di tutti i tempi, e probabilmente è uno dei pochissimi registi e sceneggiatori che alla fine del XX secolo possono permetterselo: ha realmente un universo personale e parallelo in mente, al punto che viene da chiedersi se è il regista che si è introdotto nel mondo di Amleto oppure è Amleto che è stato scagliato di prepotenza nel mondo di Kaurismaki. Probabilmente la seconda opzione prevale. 6,5/10.
Finlandia, giorni nostri. Il presidente di una ditta muore avvelenato e gli subentra il socio Klaus, che corteggia (ricambiato) la vedova Gertrude; ma il 51% della ditta è ereditato da Amleto, figlio dell'ucciso. In breve fra Klaus ed Amleto comincia una vera e propria guerra che stermina chiunque essi abbiano intorno, dall'amico e collega di lavoro Polonio a Gertrude; sopravvive solo il giovane, che però confessa al proprio autista di avere causato anche la morte del padre. L'autista avvelena Amleto.
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