Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Colui che aveva inaugurato la New Hollywood nel lontanissimo 1967 ("Gangster Story"), ne decreta la degna conclusione 14 anni dopo. Da una mediocre sceneggiatura, Arthur Penn ricava un film capace di rasentare, in alcuni passaggi, la vera poesia. Quella dell'adolescenza, del tempo che passa, dei sogni infranti, di un Sogno i sui sviluppi socio-politici restano sullo sfondo, ma condizionano irrimediabilmente le scelte e le idee delle persone. Memorabili i primi 20 minuti: praticamente un inno al vitalismo di chi ancora non ha avuto il tempo di ricevere cocenti delusioni dalla vita. Altri lampi: lo sguardo attonito di Danilo mentre dei manifestanti bruciano la bandiera a stelle e strisce; l'apparizione in rosso di Georgia (un'indimenticabile Jodi Thelen) sotto gli spruzzi d'acqua di un idrante. Per il resto, si riscontrano troppe pagine sbiadite, personaggi non sempre a fuoco e interpretazioni nel complesso poco convincenti. Quindi, un capolavoro mancato. Ma lo sguardo di Penn, la sua misura, la sua sensibilità, l'ironia, la flebile brezza "anarchica" (o almeno libertaria) che guidava questa come tante altre sue regie, bastano e avanzano. "Four Friends" è, di fatto, un film consapevolmente e orgogliosamente "anni 70", fuori tempo massimo. Ci mancano gli Arthur Penn, ci mancano gli Al Ashby, ci manca quel cinema...
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