Regia di Louis Malle vedi scheda film
Uno dei film che contribuì al rilancio del cinema francese, agli albori della nouvelle vague. è in realtà sostanzialmente un'opera di retroguardia. Piacque molto, fra gli altri, a Truffaut ma ciò non basta a fare di "Les amants" un'opera innovativa. Come non basta certo la protratta scena dell'idillio amoroso a far parlare di "modernismo": Rossellini ed Antonioni c'erano arrivati da qualche anno e la dilatazione dei tempi deve accompagnarsi ad una "rarefazione drammaturgica", altrimenti resta solo un noioso classicismo annacquato. Peraltro, il buon Malle avrebbe realizzato qualche anno dopo il suo miglior film ("Fuoco Fatuo") servendosi dei dettami di una nouvelle vague divenuta oramai quasi convenzionale. Evidentemente, i tempi non erano ancora maturi affinchè un regista lodevole, ma non eccezionale, come Malle potesse attuare un cinema davvero libero e moderno. Il carattere conservatore, almeno a livello formale, di questo film si ravvisa soprattutto nell'invadente utilizzo della voce off, che arriva a coprire tutti i buchi lasciati dalle immagini. Non c'è l'ambiguo ed incantatorio flusso di coscienza di Resnais, nè l'ellittica giustapposizione di frammentate parole e spoglie immagini di Bresson, ma solo una prosa di puntigliosa letterarietà che arriva a sottolineare ogni sfumatura psicologica, vanificando quindi le poche trovate figurative (un esempio per tutti, lo sguardo della protagonista allo specchio del bar, durante la fuga d'amore). Detto questo, il film funziona comunque sia come melodramma sia come ritratto della borghesia, senza distanziarsi troppo dal solco del "cinema di qualità" tracciato da svariati registi transalpini del dopoguerra. La parte migliore è quella centrale, quando entra in scena il terzo incomodo. Ma probabilmente, a parte l'intimismo insistito della celebre e "scandalosa" sequenza passionale, la vera ragione per vedere questo film è la prova intensa di una delle migliori attrici francesi di sempre: una Jeanne Moreau tanto luminosa quanto corrucciata, dal volto accattivante ma percorso da rivoli di angoscia, meno "dark" e "fatale" rispetto ai film degli anni 60, più fragile e tenera, comunque sempre depositaria di una oscura carica erotica che non deflagra mai.
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