Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
Uno dei più grandi film di tutti i tempi, di una modernità sconvolgente. Sembra girato ieri. L'inventiva, la grazia, il rigore con cui Mizoguchi squadra lo spazio e il tempo in questo film raggiunge forse l'apice nella sua prolifica carriera. "Amanti crocifissi" resta una delle opere in cui meglio si definisce l'arte cinematografica come arte "dinamica", contrapposta alle arti "statiche" da cui prese le mosse, ossia pittura e teatro. Qui non si tratta solo di esibire espedienti come la profondità di campo o il piano-sequenza, già codificati precedentemente da altri maestri: in Mizoguchi c'è qualcosa di più. Qualcosa che nasce dalla sintesi di simili mezzi di esplorazione spaziale e dilatazione temporale, ma che ne è anche un superamento estetico e poetico. Forse quello di Mizoguchi è stato il primo caso di cinema veramente "tridimensionale", ossia il primo cinema-cinema, la prima formalizzazione dei precetti "dinamici" dell'arte del filmare, la prima autentica emancipazione dalle altre forme d'arte. Lo spazio-tempo, in "Amanti crocifissi", è sviscerato a forza di continui cambi di prospettive; i rapporti di forza, determinati eslcusivamente da classe sociale e genere, vengono scanditi da uno sguardo sempre diverso, sempre obliquo, da un controcampo sfaccettato: un'occhio che, pudicamente, mantiene le distanze, ma non nega mai la visione della tragedia, contemplandola anzi con asciutta pietas. Ed è il montaggio, ovviamente, a creare queste scansioni, a definire le diverse tappe di una deriva sentimentale che segue una traiettoria ineluttabile. La stessa sequenza viene "ri-semantizzata" ad ogni stacco di montaggio, ad ogni cambio di inquadratura, ad ogni variazione di piano e di prospettiva. Un esempio di straordinaria efficacia espressiva è quello in cui i due amanti inconsapevoli vengono accusati dal padrone. Vi partecipano quasi tutti i personaggi principali, più alcuni impiegati che osservano da una porta, in secondo piano. Il fitto scambio di accuse, difese, rivelazioni viene prima ripreso da destra, poi declinato in una serie di inquadrature ravvicinate, fra cui due rari quasi-primi piani dei due amanti che si guardano a vicenda sgomenti, infine ripreso da sinistra. Nel volgere di poche decine di secondi, si articola uno scandaglio di spazi, volti, parole e gesti che, al di là della pura bellezza "plastica", rappresenta filmicamente il senso di una rottura, di una svolta, della fine di un equilibrio già vacillante (come dimostra la prima densissima, incalzante mezzora dedicata all'esposizione dei personaggi e dei loro precari rapporti): lo sguardo che si sposta dal fronte al retro, o da un lato all'altro, della scena, con i due amanti come fulcro spazio-temporale, significa per questi l'inizio di una nuova esperienza, tanto tormentata quanto catartica. Ma ci sono anche altri momenti di sublime creatività filmica, dove il lavoro su spazio e durata è lontano da ogni sterile estetismo, per sprigionare una forza emotiva sconvolgente. Come il campo lungo sulla collina attraverso cui l'amante scappa, inseguito a distanza dalla sua signora: guardando questa scena, pare quasi che la mdp faccia di tutto per inquadrare più tempo possibile entrambi gli amanti, per evitare che i due si separino, che uscendo dall'inquadratura cadano nell'oblio. Struggente esempio di cine-pietas. E poi la loro zattera, alla deriva nel fiume: quale scenario più fosco, inquieto, maledetto che quello di una umida notte nella campagna nipponica? C'è sempre una "luna pallida" ad accompagnare fughe e peregrinazioni di eroi ed eroine mizoguchiane...Ci sono poi altre immagini-tempo in cui si estrinseca dinamicamente il succo politico del film: le donne che formano una "scia di inchini" al passare dell'uomo-ricco-potente di turno; oppure il licenziamento della servetta, nascosta dietro al padre umiliato, di fronte ad un padrone rivelato in un secondo momento da un geniale e fulmineo stacco di montaggio sullo stesso piano; o l'ondeggiare della mdp mentre accompagna i discorsi opportunisti degli scalatori aziendali..."Amanti crocifissi" è una di quelle opere dall'esito felice, in tutto e per tutto, anche nella definizione delle figure secondarie, qui ad esempio la servetta innamorata, il padre del fuggiasco, l'inetto fratello debitore, il leccapiedi del padrone: tutti caratteri definiti con spessore e poesia (un esempio per tutti: il decadrage della serva in lacrime, sola e disperata mentre sullo sfondo gli impegati schiamazzano), mai semplici funzioni narrative. Il film è ambientato nel passato remoto di un Giappone in cui l'adulterio era reato passibile di pena capitale, e chi ometteva denuncia perdeva tutti i suoi beni materiali. Ma al netto dei cambiamenti di costume e legislativi, pare davvero una storia dei nostri giorni: il dominio del denaro su tutto, la legge del più ricco e del più potente, la donna irrimediabilmente subalterna all'uomo, il culto delle apparenze e della rispettabilità, la repressione del desiderio. A rendere estremamente moderna questa opera è anche la direzione degli interpreti, sempre misurata, composta, decorosa: tanto più soffocato è il dolore degli amanti, tanto più intensi e passionali sono i loro abbracci. La finezza di Mizoguchi nel dirigere gli interpreti, prevenendo inopinate derive lacrimose, si rivela anche in altri momenti, mai urlati, mai forzati, mai scena-clou a tutti i costi, come una sequenza di parole non dette. "Amanti crocifissi", per quanto tragico e disperato, è tuttavia un film sulla libertà e sulla sua inafferrabilità: i due amanti sfuggono ripetutamente agli inseguitori, frustrati cacciatori di fantasmi, devastatori di luoghi vuoti, furenti e coatti inquisitori di un Amore duro a morire. Per quanto paradossale possa apparire, sono i due amanti, grazie all'automatico scardinamento delle convenzioni sociali indotto dalla loro relazione, a tenere sotto scacco le istituzioni (familiari, lavorative). Sono loro, dopo una vita di condizionamenti da parte del marito/padrone, ad influenzare, modellare, soggiogare inconsapevolmente il mondo esterno. Verranno crocifissi, sì, ma per loro scelta. Moriranno da vincitori, da amanti.
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