Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Tratto da una coppia di racconti di Ulla Isaksson, che per Bergman scriverà anche il successivo La fontana della vergine (1959) e Il segno (1986), Alle soglie della vita è un film che nasce in maniera atipica per il regista, ma che si sviluppa nei consueti standard della sua poetica. L'origine di questa pellicola è infatti dovuta a una commissione da parte del governo svedese, che aveva bisogno di sensibilizzare l'opinione pubblica su tematiche di sempre più scottante attualità quali l'aborto e le ragazze madri; nonostante non si tratti di materiale narrativo bergmaniano al cento per cento (al regista, anche se non accreditato nei titoli di testa, è riconosciuta la sceneggiatura) e nonostante la spinta alla realizzazione proveniente dall'esterno, Alle soglie della vita non sfigura affatto nella filmografia di un autore che aveva appena licenziato opere del calibro de Il settimo sigillo e Il posto delle fragole, assumendo di colpo una popolarità mondiale. Nel cast i nomi sono quelli favoriti da Bergman: Ingrid Thulin, Bibi Andersson ed Eva Dahlbeck formano un tris femminile di ottimo livello, mentre i personaggi maschili - qualitativamente e quantitativamente, come scrittura, inferiori - possono comunque contare su Max Von Sydow ed Erland Josephson, al primo ruolo di un certo rilievo con il regista (lo accompagnerà fino al suo ultimo film, Sarabanda, 45 anni più tardi). La comprensibile scelta di virare al femminile la storia, stratagemma che comunque rimane nelle corde del regista, è in questo caso forse estremizzata: relegare le presenze maschili in ruoli negativi o ininfluenti (i mariti, i dottori) finisce per far sembrare, oltre che indegni gli uomini, ingenue e manipolate le donne, poco più che oggetti della volontà dei rispettivi partner. Anche l'apertura finale alla speranza passa per una riappacificazione fra madre e figlia, nella quale padre e marito non contano nulla; allo stesso modo il parto tragicamente conclusosi in un aborto viene assistito da solo personale femminile, ma la notizia della morte del neonato viene data alla madre, il mattino dopo, da un serioso e fatalista dottore. La solidarietà femminile, si può dire, è la vera protagonista di Alle soglie della vita; premiato a Cannes: migliore regia e migliore interprete femminile ex aequo in trio. 6,5/10.
Tre partorienti in clinica: due perderanno il bambino, la terza lo avrà, ma è una ragazza madre abbandonata da tutti. Il forte clima di solidarietà e comprensione reciproca la porterà a riallacciare i rapporti con la madre.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta