Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
'Alle soglie della vita' è ambientato nel reparto maternità di un ospedale e analizza il differente rapporto ad un evento delicato come la gravidanza di tre donne: la sfortunata Cecilia (Ingrid Thulin), ricoverata d'urgenza e in procinto di perdere il nascituro, tormentata dal fatto che il marito (Gunnar Bjornstrand) era refrattario già in partenza all'idea di diventare genitore; Stina (Eva Dahlbeck), entusiasta dell'imminente parto; Hjordis (Bibi Andersson), la più giovane delle tre, il cui stato interessante, causato da una 'svista' con il suo ragazzo, vorrebbe interrompere volontariamente. A vegliare sulle gestanti c'è la premurosa ed umana infermiera Brita (Barbro Hiort af Hornas), molto comprensiva , al contrario del personale medico ed impiegatizio, che svolge in modo piuttosto distaccato e burocratico la propria professione.
Il film soffre di un certo schematismo della sceneggiatura, scritta da Ulla Isaksson, da un soggetto della stessa e di Bergman, ed è finora l'unico (tra quelli da me visti) ad osservare l'unità di luogo ma si rivela in ogni caso un'attenta e precisa analisi del solito universo femminile, stavolta però avente come tema centrale non i rapporti di coppia, ma la correlazione con un fatto così cruciale per una donna, come può essere il diventare madre e tutto ciò che ne consegue. Sorprende, per un cineasta 'pessimista' e 'laico' (o 'ateo cristiano', come lo definisce Sergio Trasatti nel suo esaustivo Castoro) come lo scandinavo, sia l'interazione tra le donne, improntata su valori positivi, come la solidarietà e il far fronte comune alle avversità della vita, sia lo slancio dell'autore, che da quanto narrato, pare essere più dalla parte di chi è favorevole alla procreazione e quindi contrario all'aborto.
L'affiatato coro di attrici - tutte premiate a Cannes nel 1958, come lo stesso Bergman per la regia - offre una prova maiuscola, anche se a risaltare più di tutte, anche per il maggior scavo psicologico del suo ruolo, è Ingrid Thulin, autrice di un'intensa e sofferta interpretazione, mentre i colleghi maschi - Erland Josephson e Max von Sydow - interpretano uomini egoisti ed imbelli, che finiscono volutamente ai margini della narrazione, che ha il suo picco emotivo e registico nella parossistica scena nella sala operatoria con Stina, chiusasi tragicamente, risolta con eleganza da Bergman con un'ellissi e una dissolvenza in nero.
Vista la fredda e contrastata accoglienza ai tempi della sua uscita, 'Alle soglie della vita' è forse, tra le tante, l'opera più dalla parte delle donne che il cineasta svedese abbia mai diretto e meriterebbe più considerazione.
Voto: 7 (v.o.s.).
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