Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Un aitante tenente viennese sorride per errore alla principessa di Flausenthurm, in visita diplomatica; il re, cioè suo padre, chiede una severa punizione per il militare, che però si scusa spiegando che era rimasto abbagliato dalla bellezza della ragazza. In realtà il tenente sorrideva alla sua fidanzata, che naturalmente non prende bene la notizia dell’imminente matrimonio fra la principessa e il tenente.
Il principe consorte, del 1929, era stato un buon successo per Ernst Lubitsch: ecco che con L’allegro tenente, due anni più tardi, il regista tedesco trapiantato a Hollywood tenta di replicare incassi e consensi nella maniera più semplice. E cioè con il medesimo protagonista, l’attore-cantante Maurice Chevalier, alle prese con una storia assolutamente simile - quella di un matrimonio accettato a forza e infine pienamente condiviso – e naturalmente con mezzi del tutto affini: una pellicola leggera e musicale. Una commedia sentimentale con tocchi di puro Lubitsch qua e là, fin dalla gag in apertura che vede la porta del tenente rimanere chiusa davanti alle scampanellate di un creditore, ma aprirsi subito dopo all’arrivo di una bella fanciulla; nonostante il nome del regista non compaia da nessuna parte nei crediti di scrittura, è legittimo pensare che certe trovate buffe e certe punte sarcastiche provengano proprio da lui. Sui titoli di testa la sceneggiatura è in ogni caso opera di Ernest Vajda e Samuel Raphaelson, che si sono basati sul racconto Nux der Prinzgehmal di Hans Mueller e sull’opera teatrale Sogni d’un valzer, di Leopold Jacobson e Felix Doermann qui ravvivata con musiche di Oscar Straus e testi di Clifford Grey. Il risultato è un’ora e mezza lieve con un happy end scontato, ma sostanzialmente non molto logico (l’improvvisa arrendevolezza di Franzi – Claudette Colbert di fronte alla rivale Anna – Miriam Hopkins è un po’ inspiegabile); per quanto gradevole sia il film, è evidente che Lubitsch, anche in quello stesso periodo, ha prodotto di meglio. 5/10.
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